Mi chiedete se vi permetto un abbraccio. Eh! Figuratevi se questo cuore arde. Servitevi pure e riprendetene da me cento, e tutti da galantuomo. C'è più carta bianca?
LETTERA 239.
AD AMALIA BETTINI - LIVORNORoma, 29 febbraio 1836.
Alla mia prima celia coleiniana non vi sdegnate, amabilissima amica, se mando appresso questa ingamiense. Elevato da Voi alla dignità di vostro poeta cesareo, se non di Vostro consigliere aulico, io non posso tradire un ufficio che mi compiaccio confondere con la idea di prerogativa. Eccomi dunque Vostro Menestrello, Vostro bardo, Vostro trovatore, e con tanta mia maggiore felicità in quanto la religione e la legge non ancora vi posero al fianco un Raimondo di Rossiglione il quale trattandomi da secondo Cabestaing vi desse a mangiare un cuore disposto in tutto a piacervi fuorché nelle pentole di cucina. Acuta di mente come gentile e tenera per natura, dovete aver penetrato l'unico fine dei miei fabliaux, quello cioè di trastullarvi se mi riesca, a far sì che un pensiere da Voi rivolto a questa vecchia città si accompagni per via ad un sorriso ravvivatore de' brevi diletti che abbiate potuto gustarvi fra le glorie della vostra virtù presa ne' più bei sensi del vocabolario. Niente di male in Voi, niente di male in me, niente di male in nessuno. Ridiamo, carissima Amalia, giacché a questo siamo quaggiù condannati, che le gioie dobbiamo fabbricarcele quasi tutte da noi, la spontaneità appartenendo presso ché esclusivamente al dolore. Ma quale de' due, o l'eroe o il cantore, farà miglior figura in questa poetica mediocrità?
Di ch'io mi vo stancando e forse altrui?
giudica tu che me conosci e lui
(Petr.)
Voleva mandarvi la mia novella intitolata Una storia cefalica, benché il domenicano l'abbia mutilata appunto nel nodo ove andavano a riunirsi le fila e l'intendimento dell'invenzione.
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Vostro Vostro Menestrello Vostro Vostro Raimondo Rossiglione Cabestaing Amalia Petr
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