Salimmo quindi alle camere del Rettore parlando e di te e della nostra famiglia: ivi feci l'esposizione de' donativi de' quali rimase contentissimo, e te ne ringrazierà coll'ordinario venturo. Voleva farlo oggi, ma io ho creduto dividerti in due volte le nostre notizie: in questo modo ti parranno doppie. La di lui salute non può desiderarsi migliore: è veramente un ragazzo che consola a guardarlo, colorito, robusto, vivace, lietissimo. È cresciuto colla sommità della testa al mio mento: ha fatto una mano pochissimo più piccola della mia, ma più polputa e tenera: il piede poi è da apostolo. Ora abita una bella, spaziosa e allegra camera con due finestre verso la campagna: quella di prima era più angusta e con un solo balcone che guardava l'interno del collegio. Il pianforte e ogni altro mobile stanno in questa nuova stanza assai ben situati, e la luce e l'aria che vi si gode han potuto anch'esse contribuire al far sì che io non abbia trovato un baiocco di debito collo speziale a conto di Ciro. Ne vuoi di più? - Dello studio i superiori son contenti, e così dell'indole amabile del caro nostro figlio che si fa gradito a tutti. Egli mi suonò un pezzo di musica, in cui dice avere assai faticato per la parte del basso piena di tuoni e di posizioni. Intanto le di lui dita arrivano già all'ottava in sui tasti. Ti dico io che poveretto chi avesse uno schiaffo da Ciro! - Le calze nere gli furono ricapitate. - Del libro dell'adolescenza è rimasto assai contento perchè già lo aveva un di lui compagno, Mosti di Ferrara. Il Giovedì poi gli è piaciuto a dismisura, e non l'ha nessun altro. Egli ti abbraccia, bacia, e chiede la benedizione. Saluta quindi Antonia, Domenico, e tutti gli amici e i parenti.
Il mio viaggio non poteva riuscire più felice se ne togliamo il pensiere della tua salute che mi segue sempre.
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Rettore Ciro Ciro Mosti Ferrara Giovedì Antonia Domenico
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