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      I parenti, amici e domestici ti salutano.
      Antonia vorrebbe sapere se tu hai bisogno di camicie, calze o altro. Chiedine al Sig. Felicetti e rispondimi su questo proposito, affinché si possa principiare a tempo il lavoro delle cose necessarie. Riverisci i tuoi Sig.ri Superiori, e credimituo aff.mo padre
     
      LETTERA 251.
      AL SIGNOR NATALE DE WITTEN - ROMAnel di Lui giorno onomastico 25 dicembre 1886
     
      Quando, Signor Devittene mio bello,
      Nella Santa mattina di Natale
      Sente romor di passi per le scaleE poscia tintinnare il campanello,
     
      Dica pure: ho capito, è il servigialeCol solito rimato indovinello
      Che mi manda quel màghero cervello,
      Quel moccicon del mio compigionale.
     
      Ella però, Signor Natal, sa comeIo mi chiami Giuseppe, e qual contatto
      Sia fra il suo ne' Vangeli ed il mio nome.
     
      Lascio dunque che il padre putativoSi rallegri in Natal, benché in quel fatto
      Non ebbe uficio totalmente attivo.
     
      G. G. Belli
     
      LETTERA 252.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 30 gennaio 1837
      Mio caro figlioDalla tua lettera del 26 rilevo il gradimento col quale ricevesti i regaletti che il Sig. Vetturale volle portarti a comodo suo.
      Circa ai risultamenti degli esami di prima letteratura, non che ai successi nella stessa facoltà in tutto il trimestre, non vi è stato male: nella geometria però mi pare che si sia zoppicato. Io so che buona parte della mediocre riuscita negli studi un po' gravi dipende in te da mancanza di sufficiente attenzione. Tu sei troppo sbadato, ti abbandoni spesso più del dovere e ti distacchi con pena dai passatempi, dai quali Ciro mio, non ricaverai null'altro fuorché pentimento del tempo perduto. I sollazzi son fatti unicamente per ristorare le forze dello spirito affaticato, e in questo senso anch'essi presentano la loro utilità anche all'ingegno come alla salute del corpo: ma se un infermo volesse prendere due o tre dosi di medicina tutte in un colpo, o accelerare troppo i periodi nell'uso di esse, in luogo di guarire ne morrebbe.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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