Ho tutto riperduto ciò che di bene (e gran bene) aveva acquistato ne' tre anni di un rigido regime dal quale mi era stata ridonata perfetta salute. Dolore di spirito, veglia continua e tormentosissima, dispiaceri gravi e di ogni natura, fatiche nuove e molte, mi hanno ridotto un uomo degno di compassione. Se un giorno ci rivedremo abuserò della vostra pazienza, col racconto de' miei patimenti.
Povera donna! Morire senza né il figlio né il marito vicini! Lasciar sola la vita e priva de' conforti estremi del sentirsi chiuder gli occhi da una mano amica quanto può esserla quella de' nostri più cari! Non avere io potuto abbracciarla e prometterle, piangendo, di vegliar sempre al bene del figlio! Ella ne sarà stata persuasa, ma il sentirselo ripetere in quegli ultimi momenti deve dar tanta consolazione e tanto coraggio! Ah! pazienza.
Voglio adesso chiedere un piacere alla vostra amicizia. Da più anni mia moglie esigeva dalla Cassa dell'Amministrazione de' Beni ecclesiastici di Fermo, dove è capo il Sig. Mons. Bartolucci di S. Elpidio, una somma trimestrale di Sc. 14:59 1/2 proveniente da una ritensione mensile fatta in questa Computisteria Camerale sull'onorario del Sig. M.se Antonio Trevisani, uno degl'impiegati in detta Amministrazione. La persona che gentilmente favoriva mia moglie, con procura di lei, esigendo ed inviando a Roma le somme trimestrali, non ha più voluto dopo la morte di lei continuare questo favore. Io manco a Fermo di amicizie. Una pratica da me usata in Computisteria Camerale, onde far qui voltare di uficio le somme, ha mancato di successo, benché il Computista mi è benevolo, opponendosi ciò alle regole di amministrazione. Non avreste voi dunque, mio caro Neroni, qualche onesto e gentile amico colà che in vostro riguardo volesse ogni tre mesi ritirare la detta somma e spedirmela?
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