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      Io gli manderei una procura nella mia qualità di padre e legittimo amministratore di Ciro erede universale della Madre (ab intestato) come apparisce da un pubblico istrumento stipulato in atti Fratocchi il 7 luglio ultimo. Giace di già inesatto un trimestre senza che io abbia ancora potuto trovare il canale onde ritirare a Roma i denari. Vedete un poco, mio buon amico, di aiutarmi in questa circostanza, tanto più che ho grandi urgenze da soddisfare. E vedete la mia temerità! Non potreste voi stesso ricevere la mia procura, e ad ogni trimestre mandare al Sig. Bartolucci la vostra ricevuta e ritirare l'equivalente? Se ho, così dicendo abusato troppo dell'amicizia, perdonatelo all'amicizia stessa, e diminuite la mia impertinenza colla vostra opera trovandomi chi per amor vostro mi favorisca. Io ne vivo in isperanza.
      Addio, mio caro amico. Iddio vi conservi lungamente al bene e alle delizie di famiglia. Io ne sono privo. Mio figlio è buono, gentile, studioso, ma è piccolo e da me lontano. Per più motivi non posso ancora richiamarlo con me. Sono con tutto il cuoreil vostro amico G. G. Belli.
      Monte della Farina N° 18.
     
      P.S. Ho dovuto cambiar casa.
     
      LETTERA 271.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 2 novembre 1837
      Ciro mioHo veduto la tua lettera ad Antonia. Bravo Ciro! Siamo sempre riconoscenti a chi ci ha fatto del bene. Antonia e Domenico hanno gran diritto alla nostra benevolenza. Essi non sono più con noi, ma se ne ricorderanno sempre, e noi ricordiamoci sempre di loro. Biscontini ti avrà fatto avere la mia del 26 ottobre. Al di lui ritorno udirò i risultati dei discorsi che avrà tenuti con te.
      Temo che tu non saprai leggere la mia presente lettera. Scrivo con pena perché mi trema la mano. Ho scritto troppo ieri ed oggi; e poi questo è un giorno che molto influisce sulla mia macchina. Suonano le campane, figlio mio: per chiamar suffragio ai defunti; e tu sai chi noi abbiamo perduto.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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