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      Ti gli ho raccomandato, ed ora raccomando a te di mostrartigli sempre obbediente, sottomesso, riconoscente e gentile. Riveriscimi gli altri tuoi Sig.ri Superiori, e così la buona Sig.ra Cangenna e la Signora M.sa Monaldi, allorché le vedrai, ringraziandole de' saluti che sì spesso m'inviano per tuo mezzo.
      Tu dicesti alla Sig.ra Cangenna di non conoscere i nostri parenti Mazio, in casa de' quali oggi io abito. Non te ne ricorderai, Ciro mio, ma spesso io ti ci ho condotto allorché eri in Roma, ed anzi (e questo te lo devi ricordare di certo) il marito della mia cugina, Orsolina Mazio, che allora non l'aveva ancora sposata e le abitava incontro, ti fece il ritratto pochi giorni prima della tua partenza da Roma pel Collegio. Quel ritratto è poi sempre stato il conforto della tua lontananza per la tua povera Madre; ed a tale scopo io lo feci fare. Ora io lo conservo presso il mio letto siccome essa usava, benché noi non abbiamo mai avuto bisogno di tal segno materiale per ricordarci ad ogni momento di te. -Questi parenti dunque ti salutano e bramano di presto rivederti. Così ti salutano i nostri amici, che sono pochi ma ottimi. Addio, Ciro mio, ama sempreil tuo aff.mo padre che ti abbraccia e benedice.
     
      LETTERA 273.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 14 novembre 1837
      Mio veramente gentilissimo amicoDi quanti conforti la pietà umana o la civiltà mi è venuta sin qui prodigando a sollevarmi l'animo caduto in tanta deiezione per la perdita della compagna della mia vita, niuno più dolce ed efficace delle semplici parole da voi adoperate per un fine sì santo quale è quello di consolar gli afflitti. Voi, Neroni mio, conoscete il cuore dell'uomo, e sapete di più distinguere cuore da cuore: così secondo i casi e le persone versate il balsamo che se intieramente non sana una piaga incurabile, la sparge almeno di salutare dolcezza che fa parere grato anche il dolore allorché lo compatisce un animo cortese e generoso.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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