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      Chi principia a studiare la gramatica non sa fin d'allora prevedere sino a quali belle ed utili conseguenze debba condurre quel non troppo amabile sminuzzamento di parole e d'idee, né quella incomoda ricerca continua giù per le pagine di un vocabolario. Ma viene poi fuori a poco a poco una bella lingua ed una capacità franca di distinguere non solo e classificarne le parti con esatta precisione dentro le più famose opere de' classici, ma ancora di intendere le alte cose che pel ministerio di quella lingua hanno scritte gli autori stessi onde erudirci ed ammaestrarci in sapienza e in virtù. Così puoi dire del calcolo. In origine il più, il meno, e gli y e gli x e le radici e i quadrati etc. non ti saranno apparsi tanto geniali. Oggi però che vai e sempre più andrai di giorno in giorno scendendo alle applicazioni di quelle chiavi delle scienze esatte, devi principiare ad accorgerti di quanto conforto ti riuscirà allo spirito l'aver superato il fastidio delle prime fatiche. E credimi, Ciro mio, troverai presto maraviglie filosofiche morali e letterarie che t'incanteranno e ti faranno benedire la provvidenza dell'averti concesso il gran beneficio dello studio. Io so che tu mi vuoi bene e sei persuaso del mio amore per te. Questo mio amore dunque ti convinca della realtà di quant'io ti vo avvisando. Abbandona, Ciro mio, ogni resto d'inclinazioni fanciullesche, se mai tuttora ne conservi, e seriamente volgendo tutto il tuo animo alla tua cultura ti preparerai la maggior felicità che sia concesso all'uomo di sperare sulla terra. Non mi ricordo se ti ho mai detto che io ti ho lavorato due eleganti globi, celeste e terrestre. Ti serviranno quando tornerai a stare con me. - Ho veduto il Signor Biscontini e gli ho fatto la tua ambasciata. Tutti di qui ti salutano. Tu riverisci i tuoi Sig.ri Superiori e i nostri buoni amici, e ricevi i miei teneri abbracci con infinite benedizioni.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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