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      Oltrediché Voi mi avete forse conosciuto non falso e tanto modesto quanto lo comandava ogni principio e di carattere e di circostanza. Un po' di elogio anche a me; e questo dopo essermi da me stesso chiamato giustamente omicciuolo! Ebbene? non possono darsi omicciuoli sinceri e rispettivi? Anzi un gran numero, perché quelle sono per solito virtù da minori. Voglio un poco udire come voi la pensate.
      Ma quel povero nostro Ferretti! Sempre malattie, e di tutti i generi e tutte terribili. Non se ne potrebbe tesser chiara la storia.
      Egli vi saluta, come vi saluta il cav. Rosati che parecchi giorni addietro ebbi occasione di vedere. Da quando ho perduto Mariuccia abito vicino a Ferretti.
      Mi dice Ferretti che voi siete per tornare in compagnia di Mascherpa. In questo caso mi pare più sperabile il rivedervi a Roma. Mascherpa non teme tanto questo viaggio come il Nardelli. Amen, amen, amen!
      Come sta la Sig.ra Lucrezia? Quale più le convien, Roma o Venezia? Dite Roma, se non volete farmi arrabbiare. E la Cecchina? e l'appicciccarella? Si ricorda ella mai del povero Belli? del poeta cesareo di sua sorella? Or bene, allontanate per mezza giornata da Voi le occupazioni e gli amici, e consumate tutto quel tempo a dir loro tutte quelle belle o brutte cose che io loro direi se fossimo insieme.
      Adesso poi che vi ho scritto non mi punite del peccato vecchio col voltarmi le spalle. Rispondetemi quattro parole di quelle che sapete dire Voi quando volete lasciar la gente col cuore inzuccherato.
      Vi bacia la mano rispettosamente il vostroG. G. Belli
      Monte della Farina n° 18
     
      LETTERA 283.
      A FILIPPO GELLI, SEGRETARIO DELL'ACCADEMIA TIBERINA - ROMA[30 marzo 1838]
      Chiarissimo Sig. SegretarioCon piacere e gratitudine ho ricevuto dalla S. V. la cortese partecipazione del general decreto accademico col quale venne dichiarata come non avvenuta la mia rinunzia del 1828. Così dopo un lungo decennio io godrò di ritrovarmi fra onorevoli e distinte persone dalla cui compagnia mi allontanai per motivi da non esser più ricordati.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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