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      Si lagnava di molti e ripetuti dolori. Peppe, udendo piangere il bambino, prese un bastone e voleva darglielo in capo, dicendo: Mamma, mandalo via.
      Non venimmo, Maggiorani ed io, in Albano giovedì 17 perché il dottore disse che se il mercoledì non si vedeva il tempo disposto al buono non sarebbe stata prudenza l'avventurarsi a una gita incomoda e trista. E mercoledì fu pessimo tempo, benché neppure giovedì consolasse. Benché però si fosse avuto nella giornata di venerdì un paradiso, non erasi in tempo di decidere, giacché bisognava partire a buon'ora, e di più doveva il Dottore affidare altrui i suoi infermi sin dal dì precedente. Hoc dices Rossio, sigaristae praeclaro.
      Pare che il Bosco darà la sua prima serata venerdì 25. - Balestra gli fa il ritratto in litografia. Jeri mattina venne qui in casa (io non c'era) e fece girare il capo a queste donne, che già non ci vuol molto. Volava tutto. Alla trattoria di Lepri sono scene.
      Ma lasciamo il Bosco e passiamo alla Casa e alla famiglia. Mi congratulo con te di vero cuore pel miglioramento di Gigio. Di te mi davi buone notizie nella tua del 14: nella seguente poi del 17 non me dici parola. Ne auguro bene; e rispondendo io qui ad entrambe voglio più fidarmi il cuore a questa che a quella.
      Tutti gli amici ti salutano senza fine, e fanno sempre voti per la tua tranquillità e per quella della tua famiglia sì amabile. Biagini e Spada mi dicono sempre mille cose affettuose per te. Orsolina sta bene. Da Anna Maria ci tornerò dentro la giornata.
      Abbiti cura, e di' altrettanto in mio nome a tua moglie e alle figlie. Ti abbraccia in fretta iltuo Belli.
      Monte della Farina, n° 18.
     
      LETTERA 289.
      A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, 19 maggio 1838 (sabato)
      ore 7 pomeridianeMio caro Ferretti
      Questa mattina ho risposto alle tue del 14 e del 17.
      Lopez non aveva occasione per inviarti il mio foglio.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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