A casa tua va tutto in regola. Annamaria presto andrà a darci le mani attorno. Questa mattina il bambino di lei è più gonfio di ieri sera. Si è mandato a richiamare Chimenz. L'edema è montato all'umbilico. Me ne dispiace, ma pure un fanciullo di pochi giorni, in una famiglia di tanti fanciulli e quai fanciulli! Con mezzi di fortuna equivalenti a centesimi... Non è meglio il paradiso Santo? Io lo ripeto convinto del sì. Ma la madre è sempre madre.
Visaj nulla ancora ha per te.
Pippo Ricci ti saluta e ringrazia.
Lopez l'ho visitato adesso: ti saluta anch'egli. I Balestra? gli Spada? i Biagini? Ti salutano. E tu non vorrai salutarmi alcuno? Sì. Salutami tua moglie, e Cristina, e Chiara, e Barbara, e Gigio, e il piccione di Gigio, e Rossi, e la moglie di Rossi, e Albano, e il lago di Albano, e Ferretti e il cuor di Ferretti: la miglior cosa che sia nel mondo.
La carta è finita: dunque finisca la lettera; ma non finisca no mai l'amicizia e gli amplessi del tuo frettolosoBelli
LETTERA 294.
A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, giovedì 31 maggio 1838
ore 7 1/2 pomeridianeMio caro Ferretti
Mezz'ora fa ho ricevuto da Annamaria, e Annamaria da Belardini, la tua del 29 con entro l'Ode del Borgo pel Bosco, soggetti spessissimo confinanti. È bella. In un paio di luoghi mi pare un po' contorta; ma, ti ripeto, è bella, e te ne ringrazio. A proposito di versi il R.S.P.M. mastica alquanto sulle mie ottave antigotiche. Il P. Rosani ha assunto di aprirgli gli occhi, e sarebbe meglio la testa.
Manco male che mi dai una volta buone notizie della tua gamba, oltre quella sulla miglior salute della tua famiglia. Che la prosperità tua e la loro imiti il suono della fama che crescit eumdem, come si spiega il ch. Tommaso Manzini.
E Gigio ha ragione: il sole è callo. Avrà anche ragione un altro giorno quando dirà è tonno e sbrilluccica.
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