Longumque manebit in aevum.
Questo al Professore è dispiaciuto perché i poeti non debbono giudicare del valore dei paleografi già entrati in lizza, né presagire sui successi degli altri futuri dichiaratori di cose archeologiche.
Circa al Betti, che parlò chiaro e con poco rispetto del Professore D. Michelangiolo, questi stamperà che colui è imbisognato di sparnazzare articoluzzi da giornale etc. - Entrate le vacanze parte Lanci e va a Venezia a stampare.
Addio, addio: ho cento cose che mi tirano fuori di casa e mi tolgono alla tua compagnia. Questa notte sono stato in letto tre ore.
Salutami perciò le tue Signore.
Il tuo Belli
LETTERA 298.
A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, venerdì, 8 giugno 1838
Ora 1 pomeridianaMio caro Ferretti
Con un solo quarto d'ora d'intervallo mi sono giunte questa mattina di buon'ora le due tue lettere della vigilia d'oggi, una per mano di Carolina, primogenita della famiglia antimedicea, e l'altra a condotta di un valoroso sans-culottes, vice-gobbo commesso del superior dicastero Mandrella.
Mezz'ora dopo le due accluse pel copricapo e quella pel capo-copri (Lopez cioè e Quadrari) giacevano tranquillamente ne' loro luoghi di salvazione.
La Pazza e non matta Carolina ebbe il prospero da 20 fichi largitogli in tuo nome da me cassiere, elemosiniere, complimentario, depositario, f.f. etc. della Maestà Sua Giacomo primo, secondo, terzo, sino al millanta. I prosperi - Lambertini, alias papetti, commuovono i cuori e rallegrano le pupille. La Carolina impapettata, con tanto più di rassegnazione soffrirà il tardato materno regresso.
Oh la tua appetitosa colezione castellana! I lattarini dentro la tua padella potevano dire ciò che testé ha detto morendo il Principe di Talleyrand, nel mostrare a dito un suo pronipote presso al suo letto di morte. Vedete o signori, cos'è il mondo!
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