Mentre il reo sarebbe stato uno solo! Ci divertimmo dunque assai assai assai, e beato chi di noi cinque (che cinque eravamo) poteva star più prossimo al catenaccio.
Passiamo ad un altro soggetto. Il signor Filippo Zampi il Zumalacarregni del pozzo delle Cornacchie, a me cognito e qui presente ed accettante, m'incarica di dirle un Mondo gentilissimo d'impertinenze e tutte annodate a quell'antico filo neppure spezzato dal favor della pizza diretta e dedicata alla Comare di ferro.
Perché, Signora mia Teresa garbata, dopo quella sua trascuraggine di saluti donde nacque la guerra di Troia, si compiace Ella di ripetere i suoi silenzî ingiuriosi? S'immagina forse che il Sig. Zampi sia un bamboccio da imbonire colle sculacciate? Lo Zampi è offeso e arrabbiato come un idrofobo, è un furioso all'isola di San Domingo (Piave non vuole andar via se non metto un codino, siccome egli saggiamente si esprime. E il codino vuol dir saluti). Se non fossi io ve lo vedreste a cavallo a una canna venirvi a dare un mozzico al naso, rinsellare il cavallo e partire. Dunque salutatelo o finisce male davvero.
Il Sig. Lopez sta invitando Ferretti a pranzo per domani (venerdì 15) e gli promette di dargli da mangiare a spilluzzico perché non ha quattrini da buttar via; e Ferretti allettato da queste seduzioni ha promesso d'andarci. La Signora Regina e sue figlie son qui e vi salutano, e così il pittore del Monte della Farina e così il Felicetto Quadraro che naturalmente ha da venir dopo il pittore. - Piave se n'è ito: dunque vi posso dire a quattr'occhi e in confidenza che egli conserva ancora in una scatoletta i quattrini destinati al gresso e regresso per venirvi a trovare. Eh? che vignaccia! Aver fra voi un Goto-chiomato senza spesa d'imballaggio e dogana! E non gli è mica un goto da affogarsi in un gotto.
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