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      Se ne ride l'amico d'una masnada di Mirmidoni bell'e cresciuti, ed armati di picche, cori, fiori e denari, benché di questi ultimi un po' meno degli altri nonostante la scattoletta del sacro deposito del gresso e regresso:
     
      Mi chiamo gessoCon una mano scrivo e l'altra casso
      E chi fidasi a me per Dio sta grasso.
     
      Via non fate fracassoPerché suoni cotanto il campanone
      È segno che vien fuor la processione.
     
      È venuto il garzoneDi Messer gobbo mentr'io vi scriveva
      Blandizie da compar di Adamo e d'Eva;
     
      E per questo la levaVi son ito a levar della campana
      Perché voi la trattaste alla marchiana.
     
      Quest'altra settimanaVi scriverò di peggio, Iddio vi guardi.
      Per ora parte il gobbo, e adesso è tardi.
     
      Saluto le ragazze e sono il vostroaff.mo amico Belli
      che non ha paure delle vostre minacce
     
      LETTERA 302.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 14 giugno 1838
      Carissimo e pregiatissimo amico.
      È finalmente pubblicato questo volume del giornale arcadico, da me atteso con tanta impazienza perché doveva esso contenere l'articolo sulla vostra dissertazione intorno a Cupra marittima oggi Ripatransone. Il giornale cammina già sempre con molta lentezza, ma questa volta si è fatto anche più aspettare essendosi trattenuto sotto i torchi quanto bastasse per dar tempo alla stampa di tre fascicoli mensili tutti in un corpo.
      Pubblicatosi appena il volume, il Cavalier Fabi Montani, autore dell'articolo che vi riguarda, conoscendo la mia premura per esso me ne ha inviato a casa una specie di estratto che io vi spedisco oggi sotto fascia onde possiate leggerlo subito e vedere con qual rispetto vi si parli della vostra opera e de' vostri talenti. De' quali persuaso io quanto e più che tutt'altri vi esorto e prego di continuare a spendere il fino vostro criterio e la vostra non comune erudizione in aiuto delle archeologiche ricerche italiane, sin qui non poco strapazzate da menti o poetiche troppo, o preoccupate o leggiere: salve le eccezioni comandatemi dalla giustizia.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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