Vi si sferzano le nuove mode nelle arti e nelle lettere, con cui si fanno oggi ridicoli gli uomini. E poiché tu sei vicino ad entrare nel Mondo mi pare bene che principii a conoscere qual sia il lato dal quale si debba esso schivare o almeno non imitare. I miei soliti rispetti a' tuoi Sig.ri Superiori e agli amici. Ricevi tu poi i consueti saluti da tutti. Ti abbraccio e benedicoIl tuo aff.mo padre.
LETTERA 311.
A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, mercoledì 20 giugno 1838
Ore 6 pomeridiane
Eccomi qua, Sig. Giacomo, o Giacopo, o Jacopo, come Le pare. Sono a darle conto del mio servizio dopo l'arrivo della sua di ieri 19. - Il pacco Vera sta a far compagnia al gemello, finché il Vera non tolga e questo e quello. - Il Tibullo-Biondi è passato dalla biblioteca Ferretti a quella Spada. E costui ringrazia colui. - Il Manzoni completato passò dalle mani del Raggi a quelle del Belli. - Il Visaj nihil habet per ora. - Il Servi, da me fatto ieri avvisare per mezzo del Padre Ascenso, ritirò iersera il caricamento giacente per lui in casa Pazzi. - Il Quadrari, avvisato da me-me, ha levato la sua lettera dal Caffè di S. Luigi. - Anna Maria de-universis fa la madre di famiglia. Carolina fa il bucato in via della Farina N° 36 secondo piano. - Peppe grida, corre, martella.
Degli altri uno a sedione uno a stampella.
Checcaccio ritorna alle sue onorate occupazioni. - Michele va a caccia forestieri, ma... fa caldo e i forestieri vengono col passaggio dei tordi.
Questo episodio non l'avrà il gobbettoMa il Signor Sigismondo l'architetto.
Ei si parte diman da' sette montiPer veder certe cose a Tor-tre-ponti.
Dàgli le figlie tu perché pian pianoLe meni all'infiorata di Genzano.
Son ben fidate e torneran la seraSotto la scorta della tua mogliera.
E se tu non ci vai pon tutte sottoAlla giurisdizion del Poliglotto.
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