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      Entrambi vogliono essere da me a te ricordati mercé un cortese saluto. - Checco, Biagini, Pippo Ricci etc. ti dicono vale, anzi valete vel valetote. Fanne dunque parte a chi di ragione.
      Ho parlato a mezzogiorno colla Sig.ra Maddalena Caramelli, ritornata da Perugia dove ha il figlio in collegio, compagno di Ciro, benché d'inferior camerata. Mi ha dato ottime notizie del mio orfanello sì per riguardo della salute come per quello della bontà e degli studi. Si è cattivato l'universale benevolenza coll'assiduo esercizio de' suoi doveri. -Mille cose alla tua cara famiglia.
      Il tuo Belli che ti abbraccia
     
      P. S. Che confusione! adesso mi dice Annamaria che questa lettera non mi è venuta per mezzo di Zampi ma di De Belardini. Non mi raccapezzo. Spesso trovo lettere sul mio scrittoio senza sapere chi me le ha lasciate.
     
      LETTERA 320.
      A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, mercoledì 4 luglio 1838
      (nefasto) - ore 9 antimeridianeMio caro Ferretti
      Mattino mattino un garzone Mandrellico, a quanto me ne dicono i connotati, è venuto a portarmi una tua senza data, che io però suppongo piamente esser di ieri. Ma andiamo per ordine e non anticipiamo gli eventi.
      Ieri verso sera volli vedere se Monsieur Visaj (col quale tu sei un unum & idem, o, come disse Carlin Porta, corna e pell, camisa e sédes, scisger e buell) avesse libri per te. Contentone il rospaccio affricano della mia dimanda, che veniva a tradursi per lui in lingua da paoli o scudo, mi pose fra mani N° 4 volumi del Lebeaud (55 a 58) una distribuzione (VIII) della galleria storica, e il vol. 13° collezione di romanzi. Tengo tutto presso di me ignorando se tu desideri qualche cosa in Albano. Paronmi però spezzature da non meritare la pena dell'invio. Basta: tu dices, ego faciam.
      Già in altra mia degli andatissimi giorni ti avvisai del ritiro fatto da me del Manzoni completato chez Mr. Rayons, vulgo Raggi.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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