LETTERA 323.
A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 7 luglio 1838
Mio carissimo figlioRiscontro la tua del 23 giugno responsiva alla mia inviatati per mezzo della Signora Caramelli. Dopo il di lei ritorno io ho veduta questa Signora ricevendone ottime notizie della tua salute e de' tuoi portamenti. Iddio ti rimuneri, Ciro mio, della consolazione che mi dai.
Anche in Roma il caldo è giunto assai avanti. Alcuni giorni però di pioggia han portato di quando in quando forti squilibri di temperatura; e le serate si mantengono sempre ben fresche. Ciò nuoce alla nostra salute. Regnano in Roma coliche e diarree.
Perugia ancora deve aver sofferto stranezze e termometriche e barometriche.
La presente ti sarà fatta avere dalla impareggiabile Signora Cangenna unitamente alle due copie a stampa che ti annunziai. Riverisci i Sig.ri Superiori, ricevi i saluti de' parenti, amici e antichi domestici, studia, sii buono e vivi felice. Ti abbraccia e benediceIl tuo aff.mo padre
LETTERA 324.
A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, sabato 7 luglio 1838
Ore 10 antimeridianeMio caro Ferretti
Ricevo insieme le due tue 4 e 6 luglio, quella del 4 l'ha mandata adesso il Sig. De Belardini che se la covava da tre giorni siccome sa Annamaria. L'altra del 6 non so chi l'abbia portata. Né so pure se mi manchino altri tuoi fogli. Tu hai il modo di conoscere la mancanza de' miei: il numero progressivo.
Si puliranno i rami (fossero anche molti) ed il ferro fuso; e si sciacqueranno i fiaschi.
Ieri tuo fratello mi lesse una tua storia sul male di Cristina.
Io farò di vederlo per contracambiarlo col racconto che ne fai a me. Povera Cristina! Ma non meno, disgraziato Giacomo! Bravo, mille volte bravo il buono amico Albìtes!
Mi consolo di udire i progressi delle gambe di Gigio. Né la lingua si fa far torto.
Per carità, non ti esporre a troppo lunga dimora in chiesa.
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