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      Se questi poverini non avessero nel tuo cuore una protezione e un soccorso superiore anche alle loro speranze ed alla tua stessa facoltà, passerebbero assai funestamente i lor giorni. Essi ti benedicono, pregano per te e ti salutano con effusione d'affetto.
      T'attendo dunque a Roma quando, come prometti, vi darai la corsa d'ore pe' tuoi affari.
      Fra giorni debbo ritirare da Visaj, tuo Pilade, tuo Bizia, tuo mezzocuore, un altro volume.
      Crederai tu che Maggiorani nostro respiri già i balsami di Campagnano. Mainò, Messere. Il povero dottore, dalla notte del 4 al 5, sta in casa con molestissime vertigini, principiate da uno sconvolgimento fierissimo di stomaco. Ebbe, giovedì 5, il più violento vomito che sappia immaginarsi, ed ora non può peranco muover passo ove non sia sorretto da qualcuno, e se vuole tenersi ritto non istà sicuro senza un saldo sostegno che lo salvi dalle conseguenze di un capogiro. Si spera però che questo stato penoso, e per lui al tutto nuovo, finirà presto. Io sono andato e vado a visitarlo, con insolito esempio che l'infermo esca di letto per visitare il medico. Non altrimenti ho io, oprato questa mattina.
      Prenditi i soliti saluti: fa' i soliti saluti: addio.
      Il tuo Belli
     
      LETTERA 326.
      A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, venerdì 13 luglio 1838
      (ore 5 pomeridiane)
      Ferrettuccio mioMentre dalla casa Pazzi, dove erami stamani recato alla solita tutelare visita, mi disponeva a incamminarmi per la facile dispensa delle tue tre lettere destinate pel Caffè di S. Luigi, pel negozio Feoli e per la piazzetta delle Cornacchie, sopraggiunto Michele famulus plateae hammele tolte di mano per desiderio d'impiegar le sue gambe in questa tua bisogna. Quello dunque che io voleva ottenere portandole da me, cioè la maggior sollecitudine, si è ugualmente conseguito pel ministerio del capitato Michele.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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