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      Ha perduto per 3 o 4 mila scudi di gioie etc. I denari non gli hanno trovati: altrimenti sarebbero volati anche quelli e il botto era forte. Chiavi false. Si sono trovate le porte richiuse, lodevole diligenza dei Signori della umana visita, affinché il povero Venuti non fosse esposto a qualche incursione di ladri. - Non temere, o Ferretti, per la tua casa: è guardata. Di giorno ci si capita sempre, e la notte ci dorme Michele. La casa del Venuti era solitaria ed aveva nome di ricca più della tua. Ma, ripeto, la tua si guarda.
      Sono state levate e ben condizionate le tendine della camera detta di Annamaria, di quella da pranzo, e dell'altra dove si stira. Si dice che il barbiere farà poscia il testo come se le tendine fossero sinonimi di codine e parrucche.
      Maggiorani è partito. Mi recai lunedì mattina con dieci libri per la lettura villereccia della moglie, e suona... suona... niuna risposta. Finalmente un inquilino dell'ultimo piano disse: chi è? - Amici. - Chi vuole? - Il dottore. - Non c'è. - E dove sta? - A Campagnano. - E quando è partito? - Stanotte. - Grazie tante. - Padrone mio. - Perdoni. - E di che cosa? - Del disturbo. - Si figuri. - Col si figuri finì il dialogo. Ieri tornai a suonare sperando trovare i Rossi subinquilini provvisorii. Silenzio, e finestre serrate a vetri scuri e persiane. Voglio vederne la fine. Cercherò il Rossi e saprò il perché non sia più ito al tutorio subinquilinato.
      I Pazzi stan tutti bene, e li vedo ogni giorno e spesso più volte in un giorno. Pregano sempre il cielo per te. Abbiti i loro saluti e quelli de' nostri amici, per te e per la tua famiglia. Ti abbraccia ed aspettaIl tuo Belli
     
      Ti mando un fascicolo giornali, tratto dal purgatorio di Lopez. Visaj non ha ancora altro. Ci tornerò presto.
     
      LETTERA 331.
      A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, giovedì 19 luglio 1838


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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