Ah! se non fosse finita la carta! vorrei dirti tante belle parole per le tue donne e per Pispo Bisonnino.
Si contentino della buona intenzione.
Il tuo Belli.
LETTERA 337.
A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Roma, sabato 4 agosto 1838
(ore 11 antimeridiane)
Rispondo, mio buono e affettuoso Ferretti, alle tue del 2 e 3 corrente.
La tua lettera a Giorgi sarà presentata dimani; l'altra pel Montanelli è già impostata all'estero. Vivi tranquillo. Così potessi tu viver quieto sullo stato della tua disgraziata figliuola!
La carta dello Zampi non si è mai veduta; né so più cosa alcuna di lui stesso. Prima d'ammalarmi passai dalla di lui casa e dimandai al servitore se aveva qualche ordine dal padrone circa a certa carta. Mi rispose negativamente. Se la carta fosse stata lì pronta, l'avrei finita portandomela via da me. In tutto questo procrastinamento de die in diem non ho io dunque ombra di colpa.
Annamaria va alzandosi. La febbre è cessata, il medico licenziato, ma il dolore le alberga tuttora in seno. Dall'ultimo parto questi benedetti dolori...
Io prendo purganti senza successo. Come prendermi acqua di erba tettonica. Oggi voglio un po' alzarmi per vedere se la posizione verticale fosse più promovente dell'orizzontale.
Ti ringrazio affettuosamente delle tue care sollecitudini per la mia salute assai sconcertata. La mia vita e la mia attuale situazione possono mal tenermi sano e mal risanarmi infermo. Sit nomen Domini benedictum. Non accagionare i dibattimenti accademici della mia infermità: non mi passarono la pelle. Altri dispiaceri più gravi e procedenti da cause più importanti mi hanno empiuto l'anima tanto da impedirne l'accesso a sensazioni di ordini inferiori. Eppoi il mio male sembra doversi ripetere da principii di turbato traspiro. Mi ha però colpito in un ben sinistro momento! Pazienza.
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