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      Oh utinam potuisset Albae svernare diutius! Genae eius inflatae fuissent de popina tua; atque genua eius valida ad stadium agonis in tua cella vinaria.
      E sai tu cosa io faccio attualmente per guarire? Scrivo e sgambetto come un ossesso onde pormi in grado di partir davvero alla metà del mese lasciandomi dietro meno spine che posso. Nel conforto di rivedere il mio Ciro troverò le risorse igieniche negatemi dal riposo de' materassi e dalle ingollate preparazioni del Professor Peretti. Quando tornerò a Roma mi rivedrai giglio delle convalli e cedro del Libano. Il pensiere che fra pochi giorni abbraccerò mio figlio mi elettrizza come una bottiglia di Leida, come una batteria di Muschembroech il borgomastro. Que voulez vous? j'y tiens, disse a Giove cert'altra persona.
      Ma quel povero Pietruccio dell'avvocato Grazioli non ha potuto poi raccontarla! Puoi immaginarti il dolore del padre e della madre. Anche a me ha fatto gran rincrescimento, tanto più che il giovinetto era stato compagno di Ciro. Un fiore troncato in sullo stelo! una rugiada svaporata ai primi raggi del sole! Ah! quasi meglio per lui; ma pe' genitori no, no, no. Chi resta ed amava merita più lagrime che non chi amava e scompare. La morte estingue una vita e ne impiaga un'altra a cui rimangono i sensi per desiderare il riposo del sepolcro.
      I libri portatimi da Annamaria stanno fra gli altri che gli han preceduti, aspettando novelle compagnie. Anzi tutto ciò si può mettere facilmente in versi. Vedi come la prosa diventa talor poesia, e la poesia prosa, con bella gara di gentilezza.
     
      I libri che portammi Annamaria
      Stanno fra gli altri che gli han preceduti,
      Aspettando novella compagnia.
     
      Addio, caro Ferretti, debbo prepararmi per la via-crucis d'oggi. Vattene in giro per casa e prendi in petto chi trovi e chi non trovi, dicendo a tutti e singoli passati presenti e futuri: ti saluta Belli.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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