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      E non conti per nulla la novità? Lascia dunque cantare Comare Nena usque ad strangulationem et ultro; e Tasso, e Dante, e Ariosto e Petrarca e tutta quell'altra turba d'imbrattacarte si chiameranno abbastanza onorati se tra i loro elogii troveranno a mo' di parentesi un
     
      Fior de piselliCome una scimmia voi fate li balli
      Eppoi cantate com'er re d'uscelli.
     
      Questo è il secolo de' Goti, bravissima gente che se sapesse scrivere non avrebbe tanti scrupoli alle calcagna.
      Varietà, Ferretti mio, natura, natura ignuda e cruda com'esser dovrebbe la verità: ecco le vere, le limpide forme del bello. Tasso e Meo Patacca a braccetto! Si sarebbe mai visto niente di meglio nel Mondo-nuovo, o nella lanterna magica, o nella fantasmagoria?
      Dixit Jordanus Annae Mariae: Ecce locutus sum ad Fortinium, et tres bussolae in aula magna renovabuntur. Amen.
      Ego sum: io sonoil tuo Giuseppe Belli bello e buono.
     
      LETTERA 343.
      A FRANCESCO SPADA - ROMADi Perugia, martedì 21 agosto 1838
      Mio buono e caro Spada, amicus ut alter ego.
      Una botta al cerchio e un'altra alla botte, cioè una lettera a Biagini e una lettera a te, lasciando ad entrambi la facoltà di scegliere fra la botte e il cerchio la rappresentanza che vi parrà meglio convenire. Ci giurerei che Biagini vorrà per sé in tutti i conti la botte per motivi d'analoga corporatura.
      Arrivato che fui a Perugia scrissi a Biagini. Egli intanto scriveva a me con un tuo poscritto a pie' di pagina. Ora io prendo l'accessorio per il principale, e, riscontrando il tuo PROSCRITTO o coscritto che fosse, verrò a calmare la tua matta stizzaccia proceduta dal non saper fare i conti né procedere da galantuomo. Io partii giovedì 16, corsi sempre (meno 30 minuti di cena a Civita Castellana, e 60 minuti di consegna, scarico, carico, pranzo e ricerca del governatore della Dogana a Fuligno) e giunsi qua' a due ore di notte del venerdì 17. Scriverti da Civita era impossibile per angustia di tempo, e inconcludente per soverchia vicinanza di luogo.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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