.. poi... perché... non si può... quando... si sa... hè hè... capisco che... pure... dico..., e via discorrendo. Mi pare concentrato non poco. È sempre in casa Fani.
Salutami l'Accademia tiberina se l'incontri ed ama il tuo riconoscente amicoG. G. Belli.
LETTERA 344.
A GIACOMO FERRETTI - ALBANODi Perugia, 28 agosto 1838
Mio caro Ferretti.
Alla tua affettuosissima lettera del 16, da me qui ricevuta il 20, non ho prima d'oggi risposto avendo voluto riscontrarti allorché potessi darti le notizie bramate dal Dott. Bassanelli per Celso. Di questo motivo di ritardo feci consapevole il nostro Biagini, al quale commisi di salutarti quando ti scrivesse. Passerai dunque al Dott. Bassanelli il qui unito foglietto dove troverai quanto si può dire e sapere intorno al soggetto del di lui quesito.
Ed aveva io certo stabilito di non più partire, sembrandomi imprudenza il mettermi in viaggio nello stato in cui mi sentiva. Ma poi la mattina del giovedì, trovandomi un po' meno male e consultatone il Dr. Pasquali, tornai all'abbandonato pensiere, riannodai le sciolte fila, mi cacciai in diligenza e mi commisi alla sorte. Già non era nuovo per me il considerarmi in viaggio per un sacco d'ossa, secondo la notissima espressione della pratica forense. Né mi riuscì malaccio. Ora sto passabilmente benché questo clima sembri fatto apposta per dar la tempra agli acciai. Fuoco e gelo.
Quello che mi dà veramente noia è l'udire del nuovo allargamento della piaga di Cristina. Ah! lo vedo e lo credo ancor io: Cristina guarirà bene a Roma, dove in breve ci riuniremo tutti per confortarci a vicenda di scambievolezze amichevoli. E vi saranno presto anche gli amabilissimi Conte Dandolo e Dr. Fava ne' quali il cuore non fa torto all'ingegno. Riveriscimeli cordialmente.
Mio figlio è grande, forte, dolce e studioso. Parla poco, pensa molto e mi ama.
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