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      Legga, legga il Bisso quel signor poco-di-buono, ed impari a poetare con proprietà di vocaboli e senza tanto enorme abuso di licenze. Il Mont, la lettra, la vò, al su' etc. Vi par maniera questa di scrivere con decenza? Nemmeno ci si azzarderebbe un Marchetti. Vergogna! Un fondatore d'accademie! un impiegato superiore dell'Annona e grascia! un raziocinatore dell'illustre Consorzio de' fornaî! un galantuomo col frontino! Ve lo dirò io che cosa è, perché io ho il naso lungo e le cose le capisco per aria. L'amico si trovava imbrogliato col numero delle sibille, e sarebbe entrata nella misura una sibilla di più del dovere. E non serve che lo neghi; la faccenda deve essere andata sicuramente a quel modo. Circa poi al su' e al ve' conchiudete pure che il Signor letterato sa di grammatica quanto il Gobbetto Nalli s'intende d'intuonazione. Ma quello che fa scandalo e raccapriccio è il vederlo azzardarsi alle parole latine. Haeternum! aeternum coll'h!!! Dunque il signore non legge mai neppure l'uffiziolo della Madonna? Se facesse uso di quel libretto vi troverebbe infilzate di aeternum che non finiscono mai. Quando non si sa la lingua latina non si scrivono lettere per la posta, conciossiaché la posta non è stata instituita per gli asini ma per le persone di garbo. E zitto.
      Sicché Massi se l'è sentita all'osso pizzillo. Difatti la lettera di Biagini pizzicava più della frusta di cartapecora che temporibus illis mi fece assaggiare Michele il Campanaro nelle sale di D. Andrea Conti il cicoriaro del Collegio Romano. Intanto però la chitarra è venuta, e Massi imparerà a non tener gli uomini per Cassandrini. E zitto.
      Oh, ascoltate entrambi adesso di Ciro. Giovedì 6 egli ed un altro convittore si esposero ad un pubblico saggio di geodesia. Un certo fratone dal centro della sala di udienza dimandò a Ciro una dimostrazione del modo di correggere le livellazioni per conto delle rifrazioni della luce.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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