- Vi si udì un superbo poemetto in versi sciolti del dottore Fava di Padova, sulle rovine di Tivoli. È il poemetto diretto a Chiara Ferretti una delle tre amabili figlie di questo nostro letterato Giacomo Ferretti, e trovasi recentemente stampato in una elegantissima strenna del Vallardi di Milano. - Io dissi un mio strambottaccio intitolato: L'arrivo di Milord. Qualche socio dell'Accademia vorrebbe farlo pubblicare come già il Goticismo. Sono io però convinto che gli accadrà la sorte de' miei versi intitolati Bartolommeo Bosco, i quali non ottennero il lascia-passare. Ma se mai avvenisse il contrario, la prima copia sarà pel mio Neroni. In detto scritto è attaccato un po' vivacemente un certo uso moderno di Roma.
La mia salute, della quale mi chiedete cortesemente notizia, va reggendosi alla meglio, e per la vita che debbo menare posso chiamarmene contento. Contribuisce però a conservarmela il conforto che mi viene continuamente da Perugia, donde mi scrivono sempre lusinghevolissime parole intorno al mio Ciro. Se non avessi questo ragazzo, mèta e premio di tutti i miei pensieri, sarei già caduto a pezzetti.
Bramerei di sapere anch'io come vada la salute vostra dopo gl'incomodi che già mi annunziaste; e così pure mi fareste cosa graditissima se mi poneste a parte delle soddisfazioni che possano venirvi dalla vostra famiglia. Voi meritate di essere fatto felice. Ho udito a dire che stia per venire a Roma la moglie del Conte Orazio Piccolomini. Ne ha egli scritto a qualcuno che gli ho io fatto conoscere allorché vi è venuto l'ultima volta. E voi? Non vorrete voi più riveder Roma? È fatta più bella, sapete? Il formale presso a poco si mantiene lo stesso, ma il materiale ha migliorato d'assai; e per solito in Roma non si cerca che questo.
Vi ho pregato più d'una volta de' saluti per Pippo Lenti e pei Voltatorni.
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