Non vogliono più essi ricordarsi di un vecchio conoscente?
Addio, mio caro Neroni, amate sempre il vostro sincero e obbligatissimo amicoG. G. Belli.
LETTERA 355.
A NATALE DE WITTEN - ROMA[25 dicembre 1838]
Corre al mondo una voce universaleE sino per le stampe è stato detto
Il misero poeta esser costrettoA morirsi di fame all'ospedale.
Eppure la poesia, Signor Natale,
Oggi ha fruttato un pranzo al mio sonetto;
E quattordici versi, io parlo schietto,
Mi par che un pranzo non li paghi male.
Ah, se le cose a questo modo or vanno,
Mi do tutto ai sonetti, e spero beneFarne trecensessantacinque all'anno.
Anzi chi sa se aprendomi due veneIn luogo d'una, insiem non mi daranno
Co' pranzi ancor le rispettive cene?
25 Xbre 1838
996
LETTERA 356.
AL PROF. ANTONIO MEZZANOTTE - PERUGIADi Roma, 5 febbraio 1839
Mio buono e gentilissimo amicoIl Prelato Monsignore Gabriele Laureani, Custode generale d'Arcadia, Custode della biblioteca Vaticana, abita nel Vaticano.
Conosceva io già e pel mezzo del Sig. Rettore Bonacci e per quello ancora di Ciro le vostre cortesi disposizioni verso di quest'ultimo, confermatemi poi da Voi stesso, a cui feci i miei ben dovuti ringraziamenti. E recentemente il mio Ciro mi ha annunziato il principio delle lezioni destinate a fargli anticipare qualche parte della istruzione che gli dovrebbe toccare nel venturo 1840. Di ciò io aspettava a ringraziarvi con tutto il cuore nella prima occasione che mi si fosse offerta di scrivervi. Voi obbligantissimo me la porgete oggi e con parole e con fatti che tutto mi empiono di conforto e di riconoscenza. So bene come dovrò scrivere a Ciro.
Sempre più mi cresce amore per il mio caro figlio udendone gli elogi in bocca di sapienti e gravi persone, fra le quali il vostro voto mi vale per molti. È buono, povero Ciro, e fa il suo dovere. Ed io farò il mio verso di lui.
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