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      Senza però il divieto de' medici sento già abbastanza in me stesso la incapacità degli esercizii di spirito, tanto le mie facoltà intellettuali hanno perduto la loro energia. Pochissimo concepisco e nulla ricordo. Pazienza: passerà forse anche questo; benché nella età mia si può al più conservare ma difficilmente si ricupera il perduto. Lasciamo ad ogni modo che il cielo si ricordi di noi e ci sollevi dai nostri patimenti. La rassegnazione è pure un conforto, quando non ne abbiamo un migliore.
      Amatemi sempre siccome vi amo e vi onoro.
      Il vostro obb.mo amico G.G. BelliDi Roma, 29 maggio 1839
     
      LETTERA 363.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 15 giugno 1839
      Mio caro figlioVeramente riscontro un po' tardi la tua del 1° corrente; ma avendo io disegnato di mandarti la mia risposta per mezzo del Sig. Avv. Salvador Micheletti che venne a dirmi prossima la sua partenza, non ho potuto eseguire il mio progetto, dacché il viaggio del Sig. Micheletti, che doveva accadere fin dal 10, si è andato differendo di giorno in giorno.
      Ho con estremo piacere rilevato dalla tua lettera che le mie assicurazioni circa al diletto a te preparato dalla fatica degli studi inferiori vanno a poco mostrandoti la verità da cui mi furono dettate. Eppure non sei ancora entrato pienamente nel dominio delle scienze le più proprie a consolare l'intelletto ed il cuore. Poco però ti resta a percorrere di cammino, e ben presto sarai quasi in un mondo novello. Te lo assicura il tuo Papà che è il primo amico che tu possa avere su questa terra.
      I successi di tutto il trimestre nella tua applicazione dell'algebra alla geometria son tali da appagare qualunque uomo il più esigente. Su cinquanta voti riportare 46 ottimi e 4 beni non mi par poco onore: Iddio ti rimuneri, Ciro mio, del conforto che tu mi dai. Resto sempre nella mia determinazione di partire da Roma il 19 agosto, salvo qualche ostacolo imprevedibile.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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