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      Chi più n'ha più ne mettaE conti pure il solfeggiar di dietro,
      Che' il peggiore di tutti è il Sor Giampietro.
     
      Dinne una buona parola al Iacoacci e fallo apocare per Tordinona. Povero Donzelli! Povero Governator di Roma! Scannano tutti in solidum, e non si salva neppure Biagini col lampadaio.
      Dopo due giorni di mezza-tregua il mio dolor di testa ha rialzato il capo. Ieri sera mi girava attorno tutto il mondo, e speravo almeno di rivedere il Monte della Farina con tutti e singoli chiodaroli e le tre chiaviche che se gl'inghiottano.
      Questa sera do in minchionerie perché dovendoti scrivere è meglio annoiarti colle graziete del SAL-CIBARIO che colla gnàgnera di Geremia.
      Qui dovrebbero cadere i saluti. Ma ne vorrei mandare tanti che non entrerebbero nelle tavole eugubine né in quella di Stratonica. Fa dunque un po' tu, e buona notte.
      Il tuo malatestaG. G. B.
     
      LETTERA 368.
      A FRANCESCO SPADA - [DOMENICO BIAGINI - FILIPPO RICCI] - ROMADi Perugia, 29 agosto 1839
      Se avessi potuto prevedere che le Loro tre Signorie illustrissime si sarebbero tanto offese di un titolo di primi grotteschi che per tanto tempo e per tanto spazio di terra formò l'orrore e l'orgoglio li tanti esimii virtuosi di gamba, mi sarei certamente guardato dal proïcere margaritas ante porcos. Ma mi sta bene: questo si guadagna a favorire gl'ingrati.
      Circa poi a Lei Signor mangia-pilastri, che più specialmente mi chiama a pentimenti e a ritrattazioni, io non ho altra scusa da offrirle che un equivalente di quella del Fagiuoli ai paggi di Cosimo da lui già chiamati bardasse:
     
      Vi chieggo scusa e Ve la chieggo in rima:
      Tornino i vostri cul com'eran prima.
     
      Epperò io dirò a Lei col Fagiuoli e col Cecinculo
     
      Le chieggo scusa, o mio Signor Francesco:
      Torni qual'era pria d'esser grottesco.
     
      Che se poi parlando del mio figliuolo, io lo assomigliai in durezza ad un salame di montagna, similitudine della quale Ella ebbe la bontà di tanto scandalizzarsi, ciò non provenne altrimenti dal più segnalato e distinto sentimento che io avessi di me stesso (siccome V.S. si è compiaciuta di credere) ma dal bisogno di adottar concetti e frasi più chiare alla intelligenza de' miei benigni lettori.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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