Dove m'avesse detto in qual parte del corpo egli soffra, avrei tentato di suggerirgli qualche rimedio. Andando però a tastoni gli dirò che se patisce di capo prenda elleboro bianco; se di stomaco, acqua delle schioppettate: se di ventre, estratto di macine da mulino: se di gambe, elixir fabbricato dal Correttore del Collegio Romano: se finalmente di [....] siroppo della corda al corso:
Fior di fagiuoliSe un farmaco vuol poi per tutti i mali
Lo cerchi all'atelier de' chiodaroli.
Vorrei che Biagini dicesse ai Mazio-Balestra & Co. che il 20 corrente inviai al N. 18 del Monte della Farina una lettera più lunga d'una pezza di calzettine da lampioni. - Non ne esigo risposta: rammento semplicemente quel fatto affinché in ogni caso di smarrimento non mi si dica somaro, che ci mancherebbe anche questo.
Antinori è morto; Speroni sta altrove, Mezzanotte ha da fare... Chi vuoi dunque che scriva l'articoletto oraziano? Ci sarebbe stato Massari, ma creato Direttore de' matti non può attendere ai savii, benché noi... non so se mi spiego...
Come sta Lepri nostro? Io combatto nuovamente colla testa. Elleboro bianco. Tribus Anticyris etc. Un saluto a Cuccioni Bocca d'oro.
Sono di cuore il tuo Belli
P.S. Ciro mio vi saluta tutti.
LETTERA 369.
A GIACOMO FERRETTI - ROMADi Perugia, 5 settembre 1839
Mio caro Ferretti
La notizia della gravissima infermità e forse peggio, del M.se Biondi ha recato gran dispiacere a quanti l'ho data o lo conoscessero personalmente o di sola fama, perché già di fama lo conoscono tutti quelli che leggono libri. Fra i Santi-petti di Roma niuno, credo, lo poteva uguagliare. Le lettere fanno certamente in lui somma perdita. Ed ecco pover'uomo, svaniti e comodi e onori. Sic transit gloria Mundi. Rimane però chiara la sua memoria ne' suoi scritti, e onorata almeno in gran parte d'essi.
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