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      - Ego sum, io sono il tuo amico bello e buonoG. G. Belli.
     
      LETTERA 370.
      A LUIGI MAZIO - ROMA[12 settembre 1839]
      All'onorando Messer Luigi, o, altrimenti, all'unus ex septem (non altaribus sed) dormientibus, La mano di Baldassarre.
     
      Conosco il Martinetti, e lo conosco visu verbo et opere: visu, per quel bello aspetto da giuocarselo a lippa-fosso col Nano misterioso di Scozia: verbo, per quelle ciarle plusquam mozziniche, in grazia delle quali ha più ragione quando ha torto che quando ha ragione: opere finalmente, per quel bel lavoro di semplicista sulla INVIDIA o INDIVIA che sia, buona a far decotti per la podagra. E, malgrado di tanti meriti, la tanagliata è toccata alla testa del prete! Tanto è vero che a questo mondo più non si trova giustizia.
      Ma sai, Gigi, che la storia di Piazza Morgana e quella di Monte della Farina si rassomigliano come due novizi di zoccolanti o come due fette di codichino? Tribunale là e tribunale qua: là ricorso per carati e qua supplica per associazione: in entrambi i luoghi una chierca, in entrambi un dottore, in entrambi uno stizzosetto diavolo incarnato di picchiamartelli. La sola differenza può consistere nella dose della paura, per la quale inclinerei a favore del Monte della Farina; e so io quel che mi dico. Circa poi alla tanagliata, questa può comodamente cambiarsi in uno stoccatone nello stomaco di chi torna a casa più tardi. Badate adunque, figliuoli, e consultate la Sig.ra Nanna sulle ore pericolose, che non sono ogni sera le stesse. Intanto io seguo la prudenza di Don Giovanni, e pagherò volentieri i miei quindici paoli per non far torto a Biagini, a padron Maurizio e a quanti altri anelano di dar questa dimostrazione di buona amicizia al caro Prosperi, vera prosperità di tutto il nostro vicinato. Il Prosperi non poteva usare meglio l'occasione di Piazza Margana né meglio dirigersi che ad Orlando-furioso; né questi ha mostrato minor talento che il Prosperi nel correr subito a versare i bollenti suoi spiriti nel ventre della seconda Anna d'arco, a cui non manca per adeguar la prima fuorché il brevet de pucelage della facoltà dottorale; ma glielo potremo far dare per privilegio, onde non mandare al diavolo il paragone.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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