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      - Quanto agli studi già siamo intesi. Spero che mi compiacerai sull'esercizio del latino del quale avrai qui tanto bisogno. Io confido in te e nella cortese vigilanza del Sig. Rettore.
      Io ho sofferto un tumore sotto l'ascella del braccio sinistro; ma non avendo voluto esso suppurare si risolve e va indietro. Avrei amato il contrario. Forse mi avrebbe giovato alla testa.
      Abbiti i miei ringraziamenti per chiunque mi ha salutato e ricevi i saluti consueti di parenti, amici e antichi domestici.
      Ti abbraccia e benedice il tuo aff.mo papà.
     
      LETTERA 375.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 26 novembre 1839
      Mio carissimo figlioLo stesso giorno in cui partiva da questa città il Rev. Sig. Professor Colizzi, latore della mia precedente per te, mi giunse per la posta la tua del 21. Fra le persone alle quali feci parte de' tuoi saluti il Rev.mo Sig. Procuratore Generale Tizzani lesse egli stesso co' propri occhi la menzione che mi facesti di lui, e ne rimase contento, e m'incaricò di ripeterti i sentimenti della sua benevolenza. Egli ed io abbiamo un po' riso della bonomia di quella espressione con cui tu chiudi la tua lettera, cioè (sono le tue parole) beneditemi, giacché io anche in mezzo alla logica mi dichiaro etc. - Parrebbe, ad udirti, che tu pensassi e credessi che la logica dovesse per se stessa opporsi alle affezioni filiali ed alla manifestazione di esse, come se l'affetto di figlio e la di lui assicurazione fosse alcunché di anti-logico; quando al contrario nulla di più logico e ragionevole potrebbe in terra trovarsi e concedersi. Bada, Ciro mio: imperocché l'intraprendere lo studio della filosofia sotto gli auspicii di que' concetti, darebbe altrui qualche dubbio che il vero antilogico avesse a dirsi il tuo cervello. Né ti varrebbe a sussidio della tua non giusta proposizione l'interpretarla in senso di studii occupatori del tuo tempo e del tuo animo; quasi che, potendo essi distrarti il pensiero ed il cuore, ne derivasse in te uno sforzo di volontà per tener vigilanti i tuoi amorevoli sentimenti per me, e da quello sforzo nascesse appunto la prova della vivacità de' sentimenti medesimi.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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