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      Un romano deve conoscere queste cose partitamente e con metodo: ti farò pertanto studiare l'archeologia, necessaria in oggi ad uom che voglia esser detto culto e non insensibile alle patrie dignità. Vedi dunque come a poco a poco ti si va schiudendo dinnanzi la via del sapere e l'onore dell'altrui considerazione.
      Le spine son tutte spuntate, o mio Ciro: non ti rimangono adesso che fiori. Tutti studi utili, dilettevoli, seducenti: tutte serie d'idee magnifiche, onde la mente umana sente ingrandirsi e spazia al di fuori del circolo angusto della materiale esistenza. Più l'uomo studia e più nobilita la sua natura, e più sublima il suo essere, e più lo avvicina alle perfezioni del Creatore. Presto saprai che la perfettibilità è uno dei diritti dell'uomo nella legge di natura, perché Iddio gli diè l'intelletto onde se ne valesse a sollevarsi e distinguersi dalla terra, sulla quale non deve egli tenere che i piedi: la mente deve spaziare al di là del creato.
      Ringrazia la Sig.ra Cangenna delle continue sue gentilezze, e dille che presto io le scriverò. Riveriscimi tanto tanto il Sig. Rettore, gli altri tuoi Superiori, i Maestri, i compagni, e gli amici. I saluti romani per te sono infiniti, e infiniti gli abbracci del tuo aff.mo padre.
     
      A proposito! E nel greco non ti sei esposto? non ti hanno esaminato?
     
      LETTERA 382.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 17 marzo 1840
      Mio caro e gentilissimo amicoDa un'ode a stampa, ricevuta nell'ordinario di ieri, ho io rilevata la notizia della grande sventura che vi ha colpito in questi ultimi giorni. Ecco la vita: ad ogni passo un dolore. Voi nulla mi dite, ma io vi comprendo perché vi conosco, siccome conobbi l'onesto padre che avete perduto. Egli merita il pianto che voi certamente spargerete sulla sua tomba; né io profanerò il sacro dolore di un figlio con freddi argomenti di consolazione, suggeriti dall'uso a chi non sa cosa dire di meglio.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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