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      I diritti della natura e i decreti della provvidenza non sono ignote dottrine per un uomo che visse considerando la umana caducità e temperando il suo spirito a pensieri di un ordine superiore. Né la ragion dell'età né gli ordinarii esempi di morte bastano al conforto dell'amor ferito. Il danno ci piaga quando ci arriva, benché già si temesse; e la più lunga durata de' cari legami del sangue trova in noi più aspra reazione quando quei lacci si spezzano, perché gli affetti del nostro cuore si rafforzano nella consuetudine. E perciò io piango molto la mia povera moglie perché vissi molto con lei. Non cercherò io dunque di trattenere le vostre lagrime, o virtuoso mio amico, con villana frode al benedetto spirito che se ne compiace. Il pianto de' figli è suffragio innanzi a Dio più che le cere e gl'incensi. Si appartiene al tempo il rasciugarlo, al tempo sedatore di ogni tempesta. Del dolor presente vi rimarrà allora una dolce mestizia, alimentata da ogni ricordo delle paterne virtù. Se voi non aveste religione e filosofia quanto basti a far povere e compassionevoli queste mie riflessioni, io vi direi: ripetete le mie parole ai vostri fratelli. Ma saprei pensare io cosa che voi non aveste già detta? Conchiudo pertanto col ripetere a voi ottimo figlio ed ottimo padre: beato chi morendo non lascia ai figliuoli il rossore di difenderne la memoria.
      La vostra salute mi fa paura. Conservatela come e quanto potete per conforto della vostra famiglia e degli amici, fra i quali non vuole essere l'ultimoil vostro Belli.
     
      P. S. Del Sig. Can.co Fedeli nulla mai di nuovo, come vi dissi nella mia 29 febbraio.
     
      LETTERA 383.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 21 marzo 1840
      Mio carissimo figlioIo attribuiva il ritardo della tua lettera al tuo divisamento di farmela giungere all'epoca del mio giorno onomastico, siccome infatti in tal giorno l'ho avuta; ma con non lieve mio dispiacere ho dovuto rilevare da essa che special causa del ritardo sia stata la malattia ci reuma da cui sei stato travagliato.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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