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      Molto troverai tu di stolto nella società, ma v'incontrerai pure non poco senno. In quale delle due classi, degli assennati cioè o degl'imbecilli, vorrai tu essere accolto? La tua risposta precede quasi la mia dimanda. Poni adunque gran cura, o figlio mio, per divenire sin da ora ogni giorno più uomo, nel senso in cui devi considerare questa grave parola: non trascurar nulla di quanto può apparirti fonte di sapienza o di virtù: impiega ogni mezzo che ti somministrino le proprie tue forze e gli altrui buoni suggerimenti; affinché allorquando ne sarà giunto il momento tu possa dire con nobil coraggio ai veri uomini: eccomi, io mi son' uno di Voi.
      Ciro, mio caro, in riflesso del mio onomastico e del tuo compleanno vorrei fari un regaletto: mi trovo però imbarazzato nella scelta. Dimmi tu se hai qualche desiderio che io possa soddisfare e sarà mio contento il compiacerti. Pensaci e rispondimi.
      Rendi centuplicati i miei saluti con altrettanti rispetti al Sig. Rettore, agli altri tuoi Superiori e Maestri, ai compagni, alla Sig.ra Cangenna, e a tutti quelli che te e me onorano della loro amicizia. Ricevi tu poi il contraccambio dei saluti di quanti qui han voluto esser da me salutati in tuo nome.
      Ti abbraccia e benedice il tuo papà.
     
      LETTERA 384.
      A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 28 marzo 1840
      Dilettissimo amicoBenché chiaramente non apparisca, parmi pure che la vostra cara del 24 cadente possa dirsi riscontro alla mia del 17, dappoiché le meste e gravi parole da voi adoperate hanno indole corrispondente al senso di que' pochi conforti che l'acerbità del vostro caso mi trasse dal cuore. Voi mi chiedete una elegia in onore del vostro buon padre. Vi prometto che me ne occuperò, ma vi prego di concedermi qualche poco di tempo perché il lungo mio dolore di capo (che da tempo in tempo mi va risaltando) mi ha lasciato la mente vacua tanto e incapace di sforzi intellettuali da bastarmi appena per soddisfare alle mie molte occupazioni intese alla sussistenza di mio figlio.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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