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      Questa si fa ministra di quella, e la prima frena gli abusi della seconda. Un saggio non eloquente persuaderà talora ma senza infiammare: un oratore non virtuoso saprà (se lo vuole) inculcare la giustizia e la verità, ma farà pure gran male dove col prestigio prepotente della parola lusingherà le pericolose passioni e fomenterà i personali interessi. Studia i classici, Ciro mio, studia la logica e la metafisica e l'etica, e prepàrati così a concepire le immutevoli leggi ed eterne donde scaturiscono e a cui sempre ritorneranno le positive instituzioni della immensa famiglia degli uomini.
      Il piccolo Ciro Pinzuti ha incontrato il favore di una straricca famiglia inglese ed è partito per l'Inghilterra con una brillantissima fortuna. Ecco il premio del merito. Pensaci: i meriti si fan largo da loro.
      In difetto della synopsis voglio per ora mandarti un'altra coserella. M'è stata decretata nella Tiberina una delle medaglie coniate pel 1839: io la regalo a te, e tu la riceverai per mezzo della diligenza. Mettila a far compagnia all'altra che i tuoi profitti nello studio ti guadagnarono nel medesimo anno. Godendo tu la mia medaglia io ci utilizzo: mi rallegro del tuo piacere e del mio.
      Riverisci il Sig. Rettore, gli altri tuoi Superiori, i Maestri, i compagni, la Sig.ra Cangenna e tutti quelli che ci usano cortesia. Fa' loro aggradire i miei sincerissimi voti per la prossima pasqua, voti coi quali chiamo per te dal Cielo ogni desiderabile felicità. A me in ciò si uniscono questi nostri parenti, e gli amici e gli antichi domestici. Ama, Ciro mio,
      il tuo papà.
     
      LETTERA 387.
      A CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 14 maggio 1840
      Cosa dirai, Ciro mio, non vedendo mai mio riscontro alla tua lettera del 2 corrente? Dubiterai che il tuo papà non pensi a te. No, mio caro figlio: il mio silenzio è nato da assoluta mancanza di tempo.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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