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      Io sarò a Roma verso la fine del mese, perché Perugia è più dolce dello zucchero di barbabietola e dello stesso Messer Lodovico Dolce. E, lasciamo star Ciro, io mi son qui innamorato di sei mozzi di stalla che mi strigliano sotto le finestre i cavalli di posta: Maggiolino, Giosuè, Zuzzumilla, Midione, Bilione e Patàno. Ah se tu ne udissi i colloqui allorché sono estatici fra le visioni del Boccalisse! Se tu ascoltassi le care parolacce che inventano in onore e gloria di chi passa! Consiglieresti a traversar questa via
     
      Quel coglione uno e trino,
      Cucchiatel, Gasperone e Gasperino.
     
      Dovrei partir di qui il 23: due o tre giorni a Terni, e poi alla strada del giudice dalla farina che abita al n° 56 in casa a pigione e incontro v'è un albero di fichi sul quale abito io col Signor Giggimazzi, amico sviscerato dell'ombrellarino di prati che Dio m'delibri.
      E le sapete le nuove?
      1° Una porcheria ammazzò martedì un frate, in solidum con un porchetto da latte.
      2° Ieri al manicomio di S. Margherita son cresciuti due matti: uno si crede l'asso di coppe, e l'altro cerca la regola del 3 1/2.
      3° È morto un vecchio di 84 più ricco di te e di me, che ha voluto far menare il suo cadavere in processione per 15 miglia, indicando le più sassose strade del territorio. Egli ha lasciato alla serva 15 scudi al mese con tutto ciò che esistesse nella stanza di lei, e pena di mille scudi in di lei beneficio a quale de' suoi eredi ardisse di entrarvi. La serva ha lasciato la porta aperta, e invitato gli eredi a bere la cioccolata in camera sua.
      4° I doganieri di Perugia passano le balle di seta intonacate di matasse di cotone. La R.C. esige il dazio a cotone, e i doganieri giuocano a seta-moneta, ch'è uno innocentissimo passatempo.
      5° Una donzella di 52 anni ha sposato un abatino di 25, persuadendogli forse che tra il 25 e il 52 non passa altra differenza fuorché il numero rivoltato, presso a poco secondo le consolazioni de' giuocatori del lotto.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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