Ma dimmi un po', Amalia: il mio tuono troppo confidente ti offende? Nella tua del 2 luglio mi dicesti di no, ed anzi mi incoraggiasti a star meglio in grammatica. O se non ti offendi tu, non potrebbe forse altri offendersene per te, con te e con me? In tal caso tu puoi rispondere: non badate ai delirii d'un povero vecchio.
Questa lettera davvero che la è delirante, né io mi ripesco cosa diamine ho scritto.
Ma quando avrò ricevuto un tuo foglio, dal tuono di quello raccapezzerò il cervello che oggi mi manca. Ripiglieremo allora un epistolario da essere fra qualche secolo archiviato nel Vaticano fra le coble e i lai di Provenza. Spero però che il Vaticano durerà qualche secolo. Sarebbe una vera calamità pei poveri posteri se il mio epistolario passasse fra i codici del Semplicista.
Salutami la tua Mammà e la tua sorella: sta bene la Sig.ra Lucrezia? Sta bene la Checchina appiccicarella? E tu stai bene? Dimmi di sì per carità. Ed io come sto? Sto come un melenso aspettando una tua risposta.
Il tuo a.co e serv.eG. G. Belli
LETTERA 408.
A FRANCESCO SPADA - ROMADi Perugia, 27 febbraio 1841
Spada mioPer motivi che spiegai a Biagini nella mia del martedì 16, non scrissi nel sabato 13, giorno del mio arrivo in questa Città. Ma poiché Biagini mi scrisse egli stesso in quel sabato, la mia prima lettera, che doveva esser missiva, ebbe a divenir responsiva. Ora stando io per ripartire di qui ed aspettando il vetturino a momenti, ripeto questa seconda che io voleva far lunga per raccontare a voi amici certe notiziole, ma che vorrà esser brevissima per colpa di varie visite che m'hanno imbrogliato la valigia e la penna. Ti basti pertanto sapere che Ciro e io stiamo bene, che il Carnevale l'ho passato sempre in Collegio e che sul finire della prima settimana di Marzo ci riabbracceremo.
Salutami le case Biagini, Ricci e Ferretti.
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