Scrissi il 16 anche alla famiglia Mazio, ma non ho avuto riscontro. Forse il giorno han dormito, e di notte non si scrivono lettere. Non sono le carte di Fabriano quelle che vedono il lume di candela, ma le carte del Cigno di Bologna.
Amami, Checco mio, e statti bene.
Il tuo Belli
LETTERA 409.
A CIRO BELLI - PERUGIADi Terni, martedì 2 marzo 1841
Mio carissimo Ciro
Ti do le mie notizie dal punto della mia partenza fino a questa città dove giunsi ieri alle sei pomeridiane. Il mio viaggio fu buono, se vogliasi eccettuare il fastidio di un gran vento, di un rigidissimo freddo, ed anche di un poco di neve caduta mentre io mi trovava in cammino tra Fuligno e Spoleto. Veramente tuttociò mi ha un poco incomodato, ma il piacere di averti riveduto fa sì che io passi sopra a queste piccole molestie, e mi applaudisca della idea di avere effettuato l'attuale mio viaggio nel mezzo del verno. Appena giunto cominciai subito ad occuparmi de' nostri affarucci, e ne' pochi giorni che passerò qui procurerò di comporre le cose nel miglior modo possibile onde si possa nell'avvenire trovarne qualche vantaggio. Spererei poter essere a Roma sul cadere della corrente settimana. Tu però, al solito, non rispondere a questa prima mia lettera, ignorando io sino ad ora dove la tua risposta potrebbe trovarmi. Arrivato appena alla nostra patria sarò sollecito di avvertirtene e allora mi riscontrerai. Intanto vivi di buon'animo sulla mia salute, e veglia sempre sulla conservazione della tua, onde mantengasi florida come io l'ha trovata e lasciata. Sullo studio e sui buoni portamenti nulla ti dico, perché so essere superfluo il fartene speciale raccomandazione. Tu operi con maturità di senno e per intima convinzione de' tuoi doveri. Quindi io riposo tranquillo su questo interessante argomento.
Ti prego vivamente di porgere mille e mille rispettosi saluti al nostro carissimo Sig.
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