Molte grate ed accette mi giungono le nuove del rimpolpare e rinvigorire del caro Peroletto Monaldi. Alla sospirata epoca del mio ritorno a Perugia mi confido ritrovarlo ben sano e florido. Salutamelo.
Ho molto cercato le legacce elastiche senza fermaglio, da te desiderate e commessemi. Ne ho anche trovate non poche, ma tutte strette. Ne scelsi un paio che mi parvero più larghette delle altre; ma, avendole volute provare, nel passare pel calcagno non ressero allo sforzo e si ruppero. Rinnoverò le mie ricerche; ma temo, Ciro mio caro, che questa soddisfazione la dovrai sacrificare. Assicurati del resto che un paio di legacce a fermaglio (che a Perugia si trovano), o una fettuccia di lana rossa ben ravvolta alla gamba e ripassata pel capo due o tre volte sotto ai giri, ti renderanno presso a poco lo stesso servizio che queste tue predilette circolari, immagini dell'eternità. Quelle che mi si sono spezzate le ho donate a mia cugina, il cui piccolo piede non impedisce loro il passo. Ella se le ricucirà e le porterà invece di te che hai la zampa più grossa della mia.
Mi dici che tutti costì van chiedendoti di me e incaricandoti di salutarmi. Ringrazio ciascuno di vero cuore, e prego te di usar con loro gli uficii della mia gratitudine. Qui poi non è minore il numero di coloro che mi dimandan di te. E come sta Ciro? E cosa fa Ciro? E che studia Ciro? E quando ritorna? E quando lo riportate? E quando lo rivedremo? E quando lo conosceremo? Insomma una batteria di domande da tutte le parti. Non vi gonfiate, Signorino mio, e stiamo in guardia della vanità. Intanto prenditi un po' i saluti di tutta questa gente, che un giorno poi (e sarà presto) o rivedrai o imparerai a conoscere.
Amami sempre come e quanto io ti amo, studia con impegno, ed abbi sempre in mente il cursus in fine velocior.
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