Iddio benedice, o mio Ciro, gli sforzi di chi cercando il bene procura di conseguirlo fuori delle torte vie de' malvagi. Non invidiar mai le prosperità né i trionfi de' tristi, non il fatuo brillar dell'ignoranza, non i privilegi concessi dal pregiudizio. Il tempo rivela gran verità, distrugge assai macchine, ristabilisce molti equilibrii; e quand'anche la menzogna, la fraude, la ingiustizia, gli umani rispetti, riescano a impedir sulla terra la rettitudine delle ricompense e l'armonia dell'ordine, ci resta sempre un conforto nella certezza di un'altra vita dove non arrivano le passioni o la doppiezza o la umana semplicità a disturbare l'adempimento delle promesse evangeliche. La quale infallibile retribuzione, mentre è la più cara speranza degli animi travagliati, costituisce una delle prove più vittoriose della stessa vita futura, troppo ripugnando alla eterna giustizia che le divine leggi mancassero di sanzione, mentre l'han pure le umane malgrado di tutti i loro difetti. Noi dunque bene opriamo, e ce ne premierà forse il Mondo; ma se questo ci sarà negato, ciascuno avrà il suo nella bilancia non sostenuta dalla mano dell'uomo. Coraggio pertanto, mio buon Ciro: non ti smarrire; e rifletti anche una volta che io non ti posso ingannare.
Salutami il Sig. Rettore, e dimandagli se ebbe certa mia lettera di discarico. Non vorrei parere di aver mancato a' miei impegni. Unicamente a ciò è diretta la mia richiesta.
Salutami ancora niente meno che tutto il collegio e i soliti amici. Dirai al Sig. Tancioni che io gli voglio bene e non sono affatto in disgusto per quel tale invio di giornale. Me ne meravigliai soltanto un poco, e gli scrissi una lettera da paladino arrabbiato. Come va il signor basso-numerato? - Tutti ti dicono le solite gentilezze: io ti abbraccio e benedico di cuore.
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Ciro Mondo Ciro Sig Sig Ciro Rettore Tancioni
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