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      Molta letizia accompagnava nelle famiglie questo avvenimento; e que' giovanetti, cara speranza della patria, si accendevano tutti di nobile fuoco per emulare la virtù de' padri e de' forti cittadini, a cui succederebbero ben presto nelle prove di senno e di coraggio donde la Repubblica trasse tanta gloria e tanta potenza.
      Adesso i civili usi sono cambiati, ma resta sempre saldo il principio, così vero in natura, che i vecchi debbono cedere ai giovanetti il maneggio de' pubblici negozi, e questi assumere in sé i carichi e gli onori del Mondo che son chiamati a reggere e governare. Abbi dunque di te e della tua missione un nobile concetto; e, senza che la superbia venga ad oscurare la luce della tua mente elevata da simili considerazioni; sappi pur tuttavia che da te e da' compagni tuoi la patria aspetta il ristoro di tante perdite di gravi uomini che la umana caducità le fa ogni giorno provare.
      Ho letto ed approvato la lettera con cui rispondesti al R.mo P. Abate Tizzani. Egli ne è rimasto assai soddisfatto.
      Ti ringrazio dell'invio del libretto col Cyrus Belli Romanus. Quanti qui ti conoscono e t'amano ti fanno i loro rallegramenti. Fra quattro anni saluteranno in te un laureato.
      È probabile che un certo caso, per noi molto utile, possa ritardare di 15 o 20 giorni la mia venuta a Perugia. Ancora non vi è nulla di ben certo, ma spero che succederà. Verrei allora sul principio di settembre. Intanto prenditi questa mezza partecipazione. A voce poi saprai di che si tratta. In ogni evento ti terrò al giorno di quanto accadrà circa all'epoca della mia partenza da Roma.
      Il R.mo Tizzani saluta te e il gent.mo nostro Sig. Rettore, al quale poco piacevoli riscontri potrebbe dare sin qui intorno al fatto che tanto è a cuore al Sig. Rettore medesimo. Tu riveriscilo anche in mio nome, e così opera cogli altri tuoi Superiori e Maestri e compagni.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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