Alle ragioni da me sviluppate nelle mie lettere 5 maggio, 27 luglio, 7 e 16 ottobre di quest'anno parrebbe che gli errori di fatto, di dritto o di calcolo dovrebbero essere svaniti dalla mente di codesti signori. Ma tuttociò io lo ignoro, e ne provo rammarico.
Il mio Ciro, che vi saluta e, riverisce cogli stessi amichevoli e grati sentimenti da' quali sono io animato verso di voi, eseguisce il suo corso di leggi in questa Romana università. È buono come un angiolo, moderato in tutto come un vecchio, ed esattissimo in ogni suo dovere religioso civile e domestico. Sempre di tranquillo cuore e di serena mente è per me un gran conforto l'avermelo accanto. Io però nol vedo che la sera e la mattina di buon'ora, perché il Governo m'ha richiamato in attività di servizio, e sono occupato tutta l'intera giornata. Quando torno a casa a pranzo trovo già accesi i lumi. Iddio mi darà forza di sopportare la nuova vita, e tutto per l'utilità del mio figlio. Quando io chiuderò gli occhi all'estremo sonno il bene mio e il mio male avranno un solo eguale colore. Il resto influirà tutto sulla sorte di Ciro. Voi padre intendete il vero senso delle parole di un padre.
Se è costì il Sig. De Paolis (anzi: Depaolis) vi prego di riverirlo in mio nome. Anticipo intanto per voi e pe' vostri cari ogni sincero augurio nelle imminenti feste. Iddio vi faccia tutti lieti e sani e felici per quant'anni vi desidera ilvostro obbl.mo amico G. G Belli.
P. S. In un vostro poscritto trovo una esclamazione contro il Marchese Trevisani. Della sua birberia ero già persuaso; ma forse che ne ha dato qualche nuovo saggio recente?
LETTERA 437.
A FRANCESCO MARIA TORRICELLI - FOSSOMBRONE[4 gennaio 1842]
Mio caro Torricelli
Tu m'inviasti il programma della tua Antologia oratoria, poetica e storica, e scrivesti sotto il tuo nome: facci associare qualcuno, amico mio.
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