Ti abbraccio di cuore e mi ripeto con tutta l'animaDi Roma, 4 gennaio 1842
Il tuo aff.mo amico G. G. Belli.
LETTERA 438.
AD AMALIA BETTINI - TORINODi Roma, 31 gennaio 1842
Mia cara Amalia, erasi fino ad ora fra noi mantenuto il sistema che io ti intonassi le lamentazioni, e tu a me cantassi palinodie. Ci cangiamo oggi le parti, e tu ti lagni e io mi scuso. Tutto il comprensibile mondo, il materiale cioè e l'incorporeo, riposando sopra un solo e vasto disegno, la universal legge delle compensazioni doveva finalmente manifestarsi anche nel piccolo episodio della nostra amichevole corrispondenza.
La penultima tua lettera mi diceva di Torino il 6 luglio: Belli, tu non hai prove ogni mattina, non recite la sera: non hai abiti da preparare: le tue occupazioni dipendono esclusivamente dalla tua volontà: dunque comanda a te stesso di rispondermi subito, subito. Ed io non ti ho risposto, ed io ho resistito allo stimolo della susseguente letterina dipinta che tu desti per me al Quadrari in Milano. È dunque venuta la mia ora di confusione, e debbo recitare il Confiteor. Nulladimeno il pieno arbitrio del mio tempo, che tu mi supponi, attualmente non più si verifica; ma la tua inesatta idea dipende da un'altra mia colpa, dall'averti cioè io lasciata finora nella ignoranza del nuovo mio genere di esistenza. - Quando mi arrivò la tua lettera del 6 luglio 1841 mi giungeva quasi contemporaneamente una chiamata del Governo all'impiego di capo della Sezione di corrispondenza nella Direzione generale del Debito pubblico. Da quella epoca in poi sono occupato dalle 9 del mattino sin presso la notte; né mi resta quasi che questa per mangiare, dormire, curare i miei domestici interessi, e occuparmi un po' dello spirito di mio figlio che da Perugia è tornato a vivere con me. Agio di scriverti una lettera n'avrei avuto più volte, ma il tempo per ricopiarti insieme i promessi versi non ho mai potuto raccapezzarlo.
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