Ditemi ancora qualche cosa intorno alla vostra Signora. Mio figlio sta bene e nel prossimo giovedì 23 sosterrà gli esami del baccalaureato nei dritti civile, canonico e criminale. Né io mi lagno della mia salute, benché oppresso da molta fatica.
Ansioso di vostro cortese riscontro mi protesto colla solita stimaIl vostro aff.mo amico e serv. Giuseppe Gioachino Belli.
LETTERA 441.
AD ANGELO BALESTRA[Roma, 6 agosto 1842]
Caro Balestra
Non il poeta nato come volesti chiamarmi nella tua lettera, ma il poeta morto ti risponde che se notizie non ti diede, ciò accadde perché non v'eran notizie. Qui non si è mai nominato Raffaello nel furto della Sorzara. Abo riposa tuttora, ma forse avrà presto de' guai. Intanto l'altr'ieri fu la sua festa. Caro Don Domenico! Tutta Roma gli mandava giaculatorie d'augurii. L'unica novella che oggi può correre con qualche interesse è la famosa sbevazzata celebratasi nel giorno di S. Anna alla Villa Torlonia per la erezione del 2° obelisco, inaugurato dal Duca alla memoria di Anna sua Madre, come dedicò il primo ai paterni mani del Duca Giovanni. Distribuì 16.000 ciambelle e otto botti di vino di Civita Lavinia (di Sc. 40 la botte di 16 barili) al popolo romano, che aveva ingresso libero purché si presentasse ai cancelli vestito decentemente. Furono 16.384 fogliette!
Molti popolani andarono in falde e spogliarono Ghetto: molti furono liberalmente ammessi in camiciuola ed anche in maniche di camicia; le lor donne parevano furie. Gli ubbriachi ricopriron la villa, che prese aspetto di un campo di battaglia o della terra della Vision d'Ezechiello. Sino al dì consecutivo non se ne poté terminare lo sgombro. Ora odi quel che ha detto un poeta, nato o morto che sia.
Popolo di Quirin
, gridava ieriLo scilinguato Duca bagherino,
Se insciuscherar ti vuoi nel mio giardino,
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