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      Ecco botti, ecco fiaschi, ecco bicchieri".
     
      E il non superbo popol di Quirino,
      Mascherato per man de' ricattieri,
      Corse e tenne l'invito volentieriIn sè dai dogli travasando il vino.
     
      Intanto il promotor del baccanaleSi godea da' marmorei balconi
      Quella imbriacatura universale.
     
      E per l'orgia di tanti imbriaconi,
      Vedeva il nome suo fatto immortaleTra il fango de' quattordici rioni.
     
      La tua famiglia sta bene. Orsola è più bella di prima. La Sig.ra Nanna vuol salutarti pel mezzo mio. Tilde e Tonino scappano di cucina quando arrivo io cioè barbone. Zi Lucia recita la lionessa ed è un polpo. Gigi processa il Capitano Alberti, che sta in domo-Petri per amor di Torquato Tasso. Ciro mastica classici latini e ti riverisce. Rossi fabbrica pomate di tutti-fiori. Nina si diverte coi cimurri. Il tuo figlio del 1° letto, il gatto, mostra le coste. Io? Scrivo al Papa ogni giorno...
     
      LETTERA 442.
      CIRO BELLI - PERUGIADi Roma, 23 agosto 1842
      Mio carissimo figlioLa tua lettera del 21 doveva giungermi ieri, ma in tutto il giorno non venne. Certo che tu potevi aver mancato di scrivermi, io mi stava un po' in pena, sebbene la compagnia che avesti sino a Fuligno, quella che trovavi nella detta città, e finalmente la famiglia colla quale andavi ad abitare in Perugia, fossero per me altrettanti motivi di confortevole sicurezza. Ma pure quel non avere nuove positive mi teneva di mal'umore. Anche questi di casa dividevano il mio rammarico. Si restò pertanto di accordo che se questa mattina arrivasse la sospirata lettera che doveva giungere ieri, me l'avrebbero subito mandata all'Uficio, per immediatamente riscontrarla, siccome appunto è accaduto.
      Eccomi dunque in questa general Direzione rispondendo al mio Ciro, e per un quarto d'ora lasciando in disparte ogni altra faccenda, che dovrà contentarsi di aspettare il comodo mio, o, per meglio dire, concederà ad un padre il fare una chiacchieratella con un figlio lontano.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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