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      E, bricconcello, sai poi anche esser lepido con una certa ingenuità di modi che senza scorticare la pelle vi lasciano il livido. Così, fra gli altri, disse il Gattinelli che ascoltò il tuo discorsetto sulla Cerrito.
      Godo del tuo viaggetto a Città di Castello colle Signore Fiorelli e coll'Avvocato Miozzi. Né solo egli, come tu dici, ma tutti potranno giovarti nella tua prossima carriera nel Foro e nel Mondo, purché tu continui ad istruirti e renderti accetto colla gentilezza del tratto, colla bontà de' costumi e con tutte le altre doti che formano il tipo dell'amabilità e del vero merito. Sai che le mie predizioni non ti han mai fallito, perché fondate sulla meditazione e sulla esperienza. Nel Mondo cambiano i nomi e le circostanze, ma gli uomini son sempre della stessa natura. Il bene produce il bene, e dal male non si ingenera che il male. Tristo perciò chi si presenta alla luce del giorno senza portarvi moralmente il suo raggio. Succede come nella ultima sera di carnevale: fischi, e il saluto sia ammazzato chi non porta il moccolo.
      Al leggere questa mia lettera tu già sarai fra i miei vecchi amici. Dico vecchi non per la età loro, ché son più freschi di me, ma per la data che conta la nostra amicizia. Li troverai facili e sciolti, come tu ami le tue conoscenze. Corrispondi colla tua alla loro gentilezza, e bacia per me la mano alla Signora, abbraccia il Signore e inchinati alla Signorina. Mi pare che le porzioni siano giustamente distribuite.
      Uomini e donne, grandi e piccoli, vecchi e giovani, ricchi e poveri, nobili e plebei, grassi e magri, sapienti e insipienti, tutti ti dicono ave; e per primo il tuo aff.mo padre.
     
      LETTERA 457.
      A CIRO BELLI - MACERATADi Roma, martedì 26 settembre 1843
      Mio carissimo figlioGiovedì 21 ebbi la tua di Fuligno, e per risponderti io aspettava la tua susseguente di Macerata, la quale infatti (scritta da te il 20) mi giunse sabato 23. Nello stesso ordinario però di sabato non potei riscontrarla, perché la trovai in casa dopo tornato ben tardi dall'uficio.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
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