Nel mio stato valetudinario non mi è pure di picciol conforto l'udir te sano, a malgrado della generale influenza che corre. Qui in casa è uno spedale.
Dopodiché nell'ordinario di sabato 14 ebbi mandato alla posta, con indirizzo alla Sig.ra Rita, la mia lettera contenente l'altra del Sig. Avv. Cini, pel Direttore postale di Macerata, mi giunse un foglio della Sig.ra Cencia, e risposi a Morrovalle.
Nel molto fondato dubbio che i Vannuzzi e il Governa siano assenti da Terni e in villeggiatura, scrissi sabato a Babocci, pregandolo che in tutti i casi li prevenga ove trovinsi del tuo arrivo colà circa il 24, giorno più giorno meno. In quanto a me, temo grandemente che mi andrà in fumo anche questa soddisfazione di riunirmi teco in quella Città. Pare propriamente un destino che mi perseguiti. Ma contro la provvidenza, che regola tutto, non si può nulla. Oltre il piacere che avrei provato di visitare tutte le nuove piantagioni sì di viti che di ulivi, fatte negli anni 1841, 1842, 1843, mi sarebbe stato assai grato l'abboccarmi con Governa, e tenerci pure proposito sui migliori espedienti da praticarsi alla prossima epoca della rinnovazione degli affitti. Né meno caro mi sarebbe riuscito il rivedere il mio Mons. Tizzani e passare qualche giorno vicino a lui. Basta, vedremo. In caso contrario, Ciro mio, farai tu le mie veci. Io non ne ho colpa.
Circa al denaro mi dici che ne hai ancora a sufficienza pel tuo ritorno. Prevedo però che dovendo pagare a Terni la solita annualità di Sc. 8 a Governa e rimborsarlo di qualche spesa ch'egli abbia sostenuta nella cultura delle piantagioni dopo l'ultimo nostro bilancio della passata primavera, ti occorrerà di farti dare qualche sommetta dagli affittuari di Cesi. Giunto pertanto a Terni, peserai le forze della tua borsa, e ti regolerai sul più e sul meno.
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