LETTERA 463.
A CIRO BELLI - TERNIDi Roma, giovedì 26 ottobre 1843. Al mezzodì
Mio caro figlioDue righe per dirti che in questo punto mi giunge la tua di jeri, consolante per le notizie del tuo buon viaggio.
Corazza ha mandato gli altri due prosciutti che doveva pel taglio della macchia, e ne ho rilasciato ricevuta generica al vetturale Farinelli, giacché Corazza non mi specificava né il peso, né se i prosciutti fossero o no inviluppati in qualche panno e a me indirizzati. Vennero sciolti e sono del peso in tutto di libre 24 e 4 once.
Alla mia precedente aggiungo soltanto che ripensando sul nuovo affitto da farsi nel venturo anno 1844 di tutti i beni di Cesi, ovvero di parte di essi (secondoché Governa propendeva a opinare) il secondo de' due partiti sembra presentare qualche difficoltà, perché mandando per esempio a conto nostro gli oliveti, manchiamo di magazzini e di vasi per riporre la raccolta ed aspettare il momento propizio alla vendita. Il procurarsi simili pezzi importerebbe grave spesa tutta a scapito della rendita. Basta, per ora è bene aver tuttociò in vista, per quindi risolvere il meglio.
Mille e mille cose amichevoli, fratellevoli e rispettose in mio nome a Mons. Tizzani. Quanto mi duole non essermi potuto abboccare con lui! Ricordati, anzi ti sarai certo ricordato, di dargli il libro Antinori.
Infiniti saluti a Casa Vannuzzi, a Babocci, a Governa.
Hai benissimo operato scrivendo una lettera di dovere alla Sig.ra Perozzi.
Qui tutti mi chieggono di te e ti desiderano. Più degli altri ti desidero io, che ti abbraccio e benedico colla solita tenerezza.
Il tuo aff.mo padre
P.S. Ciro mio, lo comprendi: si riavvicina il tempo dello studio. Sono sicuro che applicherai con vigore e assiduità. È il primo bene che io ti possa procurare: il farti uomo. Spero da te consolazioni su questo rapporto.
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