LETTERA 464.
A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, 7 novembre 1843
Gentilissimo amico.
Dal Sig. Canonico Fiorani sonomi oggi stati per vostra commissione pagati scudi trentaquattro e bai/venti, provenienti dalla esigenza che vi compiacete di fare per me presso la Cassa Camerale di Fermo sul noto sequestro Trevisani. Ne ho a vostro favore rilasciato nelle mani del Signor Canonico una ricevuta, che credo andrà egli a rimettervi. Io non aveva da Voi ricevuto alcuno avviso di simile spedizione. In tutti i modi è dovere che ve ne ringrazi di cuore, e perciò mi affretto a compiere quest'atto.
Ho dovuto nel p.p° ottobre rinunziare al mio favorito progetto di venire a farvi una visita. Mandai a Macerata mio figlio affidato a cert'amici; ed era mia intenzione di recarmi poi colà a riprenderlo per condurlo da voi, e quindi tornare indietro con esso. Ma sono stato quasi sempre in letto con reuma di petto, cosicché, differito di giorno in giorno il mio viaggio, ho dovuto finire col far retrocedere a Roma mio figlio senza di me, ed io chinare il capo ai voleri del cielo.
Ora che vi scrivo sto tutt'altro che bene, e debbo seguire una cura prescrittami dal medico, la quale però è molto attraversata dal mio obbligo di residenza all'impiego.
Dettovi di me, pregovi dirmi qualche cosa di voi e della Sig.ra Pacifica, vivendo io persuaso che vogliate credermi interessato per sentimento di antica amicizia in tuttociò che risguardi il benessere vostro e della vostra famiglia.
Vi abbraccio intanto e mi ripeto colla solita sincerità
Vostro aff.mo amico Giuseppe Gioachino Belli
LETTERA 465.
A MONS. G. B. ROSANI - ROMA[16 gennaio 1844]
Compare Lustrissimo Eccellenza
Accussì avessi azzeccat'un terno a llotto, com'ò ditto sempre: Er compare la sa llonga! Er compare va avanti, e l'avemo da vede quarche cosa de granne!
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