- 2° darti un altro consiglio, atteso il tuo foruncolo, o pedicellone parente, cioè di non mangiar di magro questa sera alla fermata. Ma anche su ciò il tuo giudizietto ti aiuterà.
Nuovi saluti a Mons. Tizzani, a casa Vannuzzi, a Governa, a Babocci, etc. Scrivo in fretta, e in fretta (ma col cuore) ti abbraccio.
Il tuo aff.mo padre.
LETTERA 467.
A GIUSEPPE NERONI CANCELLI - S. BENEDETTODi Roma, primo aprile 1844
Mio carissimo Neroni
Cinque miei amici, a malgrado della ripugnanza in me trovata per intieri tre anni, mi carpirono finalmente il consenso per istampare, a tutto lor carico, rischio e pericolo, alcuni altri miei versi, credendo contro il mio avviso che dagli scherzi in quelli disseminati potesse a me derivarne minor beffe di compassione di quanta io ne temo. Il libro insomma è già fatto, e il primo esemplare datone dagli editori è Vostro; a cotale offerta spingendomi la molta amicizia che a Voi mi lega, la ancor molta indulgenza che sempre mostraste a' miei poveri vaniloquii rimati, e le moltissime obbligazioni che Vi professo per tanti bei tratti di gentilezza di cui mi voleste in ogni tempo onorare. Nello spedirvi per la posta il libro di una cosa intanto io Vi prego, ed è che se da qualcuno udiste un dì o l'altro biasimare l'asprezza di certe opinioni o frasi sparse qua e là ne' miei versi, vogliate amichevolmente difendermi col sostenere sulla mia parola che nel pungere o vizi, o difetti, o ridicolosaggini, non intesi mai generalizzare, portanto io rispetto a quanto nella società merita riverenza per comune consentimento degli uomini.
Così pure, qualora alcun cittadino di Fermo credesse dovere dolersi della epistola toccante quella onorevole Città, rendetelo persuaso di ridurvi a sola celia ogni mia frase o concetto.
Alla ultima vostra lettera del 7 ultimo Novembre io risposi nel successivo giorno 14. Partecipandomi Voi in quella lo invio degli Sc. 34:20 per mezzo del Sig.
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