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      Della giovialità, amabilità ed affezione di Mons. Tizzani niun racconto può mai giunger nuovo, poiché quel bell'animo è incapace di cangiar mai natura. La notizia peraltro che sempre ricavo con ansietà è quella che concerne la di lui salute, a motivo che questa, non ostante ch'egli la meriti ed io gliela desideri ottima, trovasi affatto indipendente da cause morali, o almeno non sempre con esse collegasi. Mi rallegro pertanto di udirlo sano e prosperoso, e ne godo come di mia felicità. Digli queste mie parole; e, senza stimolarlo ad esserne persuaso, vivo sicuro ch'ei ne vorrà credere alla sincerità, conoscendo quanto io lo ami.
      Babocci, come sai, non dovrà solamente darti il conto delle piantagioni (se ne ha fatte) dell'annata 1843 in 1844, ma altresì il netto dell'affitto dell'anno scaduto già dal 29 settembre 1843.
      Udrò con piacere i risultamenti de' tuoi colloquii con Governa. Ti lascio poi arbitro di combinare con esso quel che di accordo giudicherete più utile. Hai senno ormai ed età capaci di veder le cose dal miglior lato che possano presentare.
      Lessi la tua prima in famiglia, e tutti godettero del tuo prospero semi-viaggio. La seconda l'ho avuta dal portalettere nel condurmi all'Uficio: la comunicherò quindi ai parenti al mio ritorno a casa; e poi questa sera farò parte di entrambe a Biagini, a Spada, ed anche Ricci, il quale verrà forse anch'egli a farmi visita. Appena escirò dall'impiego, darò una corsa in casa Cini e ti saluterò tutti. Domenica pranzai là, dove sono invitato per qualunque giorno mi piaccia di presentarmi a partecipare della loro tavola. La buona Clelia non istà bene ancora.
      Dì mille cose in mio nome alla famiglia Vannuzzi, e ringraziala da parte mia della gentilezza colla quale ti accolgono.
      La mia capocciaccia va al solito; ma non istiamo a pensarci.


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Le lettere
di Giuseppe Gioachino Belli
pagine 963

   





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